I resti del Psi celebrano Craxi a Hammamet. Mentre Bersani va non invitato a Caltagirone, a celebrare don Sturzo, l’anticomunista più duro e puro. E non a Hammamet, dove era stato invitato, e avrebbe potuto raccogliere qualche milione di voti. Lo fa per tenersi stretto Di Pietro, che solo cerca di rubargli voti e non di portargliene. C'è una tabe nell'ex Pci di Berlinguer, una tara ereditaria?
Si celebra Craxi a ogni occasione, malgrado i Di Pietro, i Borrelli, gli “Economist” eccetera. Non si è mai celebrato Togliatti, né per il decennale né per il venti, il trenta, il quarantennale. E anche di Berlinguer si sono perdute le tracce, malgrado i berlingueriani siano sempre tra noi, e il suo assurdo compromesso storico.
“Un’Inter inossidabile”, titolano i giornaloni milanesi che fanno l’opinione in tutta Italia: “L’Inter non molla. Sotto di due gol riprende il Bari in cinque minuti” - e poi, si suppone, lo risparmia per grandezza d’animo. “L'Inter ha sofferto tanto, tantissimo, ma ha saputo restare a galla, forte nel carattere quanto nei muscoli, qualità che le hanno consentito di portare a casa un punto prezioso”. L’Inter che “vale” quindici volte il Bari come ingaggi. È la sapienza dei forti: le debolezze trasformare in forza, i vizi in virtù. Senza senso del ridicolo: l’autocoscienza è una molla, per darsi la carica.
Mannino è assolto definitivamente dopo nove mesi di carcere e quasi vent’anni di processo, con vari gradi di giudizio a suo favore, dall’accusa di mafia. Che gli fu mossa su istigazione di Ciancimino, suo nemico politico e mafioso notorio. Ma nessuno dei procuratori che ha fatto proprio l’odio di Ciancimino si è scusato con lui. Credono ancora a Ciancimino?
Saul Friedländer attribuisce su “Repubblica” l’Olocausto in Polonia anche ai polacchi, ai capi della Resistenza polacca, perché “l’antisemitismo aveva origini religiose”. L’antisemitismo dei campi di sterminio? Ma non si capacita perché gli italiani proteggessero gli ebrei: “Eppure doveva essere il contrario, vista la forte influenza della chiesa” in Italia. Uno storico mezzo filosofo che, scrive Fiamma Nirenstein, in guerra è stato “nascosto in un convento in Francia”.
“Zeitgeist: il Grande Mistero”, il film che ingombra Internet e Sky fa vedere: due ore e mezza di complotti. Cristo non è mai esistito, e ha misconosciuto i diritti umani, l’ha detto Thomas Paine, l’11 settembre è stato organizzato dalla famiglia Bush, con cariche da demolitori, l’affondamento del “Lusitania” dal presidente Wilson, Pearl Harbour da Roosevelt, il Golfo del Tonchino da McNamara e il presidente Johnson. Su mandato sempre, solo Gesù Cristo è eccettuato, dei banchieri internazionali. Così come la banca centrale americana, che si prende un interesse per ogni dollaro emesso, e il Patriot Act, che rende tutti perquisibili e arrestabili, basta essere dichiarati terroristi. È vero che la libertà può morire uccisa dalla libertà.
Gian Antonio Stella, inchiestista super del “Corriere della sera”, scopre nel 2010 che ci vuole un anno, anche un anno e mezzo, per avere il rinnovo di un permesso di soggiorno. Una csoperta che gli italiani hanno fatto già da una diecina d’anni, dalla Bossi-Fini. Come farà Stella a scoprire le altre succulente notizie delle sue inchieste?
Il papa va alla sinagoga, ma è chiaro che i sorrisi sono di circostanza. Pio XII non c’entra – di lui semmai gli ebrei romani hanno ottima memoria. Erano di circostanza i sorrisi anche per Woytiła, il polacco – malgrado la grande sensibilità di Ariel Toaff. L’Olocausto non ha cancellato la storia purtroppo, una storia di diffidenza e di dispetto. E il dialogo interreligioso non ha senso – se non quello delle dame e dei patroni di san Vincenzo.
Un barbone al Campidoglio, alla terrazza sui Fori, chiede l’elemosina. Questo fa una prima pagina indignata del “Corriere della sera”, del genere “dove andremo a finire?
L’“Economist” del 7 gennaio pubblica una corrispondenza da Roma sull’intenzione del sindaco di Milano d’intitolare una strada a Craxi. È una nota breve, di una ventina di righe, di un giornalismo di rara indigenza – Craxi è detto un ex primo ministro latitante e condannato in una diecina di processi, e nient’altro, cos’ha fatto, cos’ha detto, niente. Che il settimanale titola: “Italian justice/Shameful honour/Bettino Craxi, a fallen prime minister, is in favour again”. Il “Corriere della sera” il giorno dopo taglia l’occhiello, “Giustizia all’italiana”, che dà il tono del servizio, non traduce il catenaccio: “Craxi, un primo ministro in disgrazia, è di nuovo in grazia”, e titola: “L’«Economist»: «Un’onorificenza vergognosa»”.
La corrispondenza inizia: “Craxi fu tra gli orchestratori di un sistema” di tangenti. Ma non dice chi, come e perché erano gli altri orchestratori.
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