zeulig
Amore - È al fondo l’innocenza: il colpo di fulmine, l’attrazione fatale – la grazia è innocenza, il momento in cui l’innocenza è riconosciuta, condivisa.
L’erotismo è la voluttà dell’innocenza. Con le riserve mentali non c’è l’amore e non c’è erotismo, sia pure nel mezzo di vortici passionali.
Asceta - È tutto corpo. È un fissato.
Autocritica - È democratica (rispettosa degli altri) e modesta, quindi benefica. Ma si esercita più spesso con un meccanismo grossolanamente irragionevole. Contro di noi a una proposizione negativa ne segue un’altra (in realtà un’apposizione, tanto è prevedibile o scontata, “ovvia”), per gli altri a una proposizione negativa segue una positiva. Esempi: gli Stati Uniti si dicono paladini della libertà, e sono razzisti, la libertà vogliono a loro misura; mentre il Giappone è razzista, ma (perché) l’Occidente ne ha violentato la cultura. Oppure: il Giappone ha rubato i processi industriali, ma non c’è industria che non copi i brevetti.
La confessione lava i peccati, e non è male, previa penitenza. L’autocritica lava l’incapacità critica, l’abbellisce, la fortifica. Attraverso l’autocritica si confermano gli stereotipi e i pregiudizi: cambia solo la focalizzazione. È l’autocritica necessaria a chi è pieno di pregiudizi?
Confessione – Si moltiplica con la disintegrazione dell’io, sotto l’effetto della secolarizzazione: l’io naturale può essere terribile, specie nella distruzione, ed è inafferrabile, il granello del sorite. Dovrebbe essere, nel cammino della vita, quello in “l’io coincide con se stesso”, di Kierkegaard: un se stesso purificato e assolutizzato in quanto esercita la scelta, sopravanzando incertezza e angoscia. E invece è come se ne avesse aperto il vaso di Pandora, non cessa di confessare..
Democrazia - È retta dall’opinione. Cioè dall’inganno.
Dio - È dare una ragione alla natura. Un tentativo e, più che altro, una speranza.
È Consolatore, e Vendicatore. È la Speranza. Ma soprattutto è Regolatore,: non c’è legge senza Dio, per Kant compreso.
È la Perfezione, non è perfetto. È onnisciente, in quanto onnicapiente, ma non è il Dio dei teologi: il suo Essere è il suo Esistere.
È così anche quello di Cristo, che si fa uomo – si sacrifica – e si governa con lo Spirito Santo.
Mette in soggezione, ovvio, uno ha difficoltà a riconoscerlo, come il cane di un uomo, è da presumere. E a questo punto è inesistente, per la ragione – non è sostanza e non è accidente, direbbe don Ferrante, filosofo scientifico. Ma poiché esiste, bisogna immaginarselo.
Sarà un po’ sbruffone. E anche, benché amichevole, alquanto antipatico: è il tipo che promette e non mantiene, solo se costretto. Quando si smise in vacanza nel 1942 gli ebrei, benché suoi familiari, per un paio d’anni non riuscirono a trovarlo da nessuna parte.
Con lui bisogna stare in guardia, il Dio dei cristiani è uno ce li induce in tentazione. Per quanto, Auschwitz che tentazione è?
C’è nel male, è ovvio, se è ovunque. Ma sempre non si capisce a che titolo. Che ci faceva a Auschwitz?
Più che benevolente, è casuale.
Genitori – I figli devono loro molto. La tristezza tutta.
Memoria - È un’altra cosa: altri fatti e altri eventi, non i fatti e gli eventi. Altre le cose dette. L’oggetto del ricordo è un pretesto – lo storico ci va cauto.
È trasbordante. Ha forza per travolgere ogni fatto o evento storico. È una trasfigurazione.
Natura - È una sfida alla razionalità, cioè all’umanità. Il mondo è palesemente insensato, di cui fa parte l’uomo. Che tenta però di ordinarlo, è il suo proprio. Inventandosi Dio. Ma la materia resta oscura.
La “natura umana” è espressione contraddittoria e limitativa. I diritti sono naturali tra virgolette: la natura è il “regno della forza”, trova Jeanne Hersch alla fine della ricerca sui “diritti umani”, che pure dice universali.
Santi – Hanno vita difficile, come tutti. Anche dopo morti: Dio, che giusto, non può privilegiare i suoi.
Un solo vero miracolo fanno, soggiogare le coscienze. Anche a fin di bene.
Stupidità - È la condizione umana, tra stupore e stolidità. Da cui cerchiamo di uscire, anche con la stupidità propriamente intesa.
Tolleranza – La tolleranza dei tolleranti è piena di sé: è intollerante. Non ci vuole tolleranza dove c’è giustizia. A meno che non manchi il buon senso, che è l’unica misura, la simpatia umana.
Vecchiaia - È una condizione di privilegio, bisogna arrivarvi – in Italia, paese longevo, uno su tre muore prima dei 74 anni. Ma procede per mancanze. Non ha più sorprese: un’amicizia, un amore, un’iniziativa, un riconoscimento. Qua do non c’è un nuovo governo che vuole mille euro, d togliere da un reddito ormai fisso, o le medicine pagate, ci pensa la natura, con gli acciacchi, le malattie, le invalidità, la scarsa simpatia.
zeulig@antiit.eu
domenica 3 gennaio 2010
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