Byron viaggia come poi Chatwin, se uno non ha cominciato a leggerlo da “Che ci faccio qui?”, con la puzza al naso: non ha persone locali, né linguaggi o cose, solo fantasmi e aneddoti, all’opposto di Norman Douglas, Lear, Kipling. Insensibile alle persone, ai sentimenti, alle sensibilità differenti, ai linguaggi, perfino alla storia. Questo aiuta per i piccoli effetti: i contrasti, i bozzetti, le bizzarrie. Ma da viaggio tipicamente imperiale, anche se la sua maggiore bizzarria è che si fa con pochi soldi e a scrocco, di connazionali e nativi. Byron è vanitoso, arrogante, insolentisce gli ospiti, li mette in riga, così racconta dopo. Si va avanti veloci, non si ricorda niente.
Robert Byron, La strada per Oxiana
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