A che punto è il debito delle economie industrializzate? In crescita esponenziale e, apparentemente, insostenibile. Le cifre sono quelle, e applicandosi in sostanza all’Eruopa e agli usa, si possono dire un cappio stretto attorno all’Occidente. Ma predisposto e manovrato dallo stesso Occidente, e finanziato per ora, sicuramente a qualche costo, dall’Oriente. Per cui, insomma, resta de decidere se è un caso di eutanasia, così in voga nello stesso Occidente, o di un sapiente nuovo imperialismo.
A ogni rilevazione il debito si mostra mostruosamente cresciuto. Prendiamo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il più istituzionale e cauto degli organismi finanziari globali. Nel rapporto del giugno 2009 scriveva che “gli equilibri di finanza pubblica del G-20 si prevede si indeboliranno di otto punti percentuali del pil in media, e il debito pubblico si prevede crescerà di venti punti percentuali del pil nel 2009”. Si dice G-20 ma si intendono i paesi occidentali, più il Giappone. Il rapporto prevedeva che nel 2010 il debito pubblico lordo dei dieci paesi più ricchi avrebbe raggiunto il 106 per cento del pil (è il rapportio debito\pil italiano, considerato insostenibile), in crescita del 78 per cento dal 2007, con l’aggiunta di novemila m,liardi di nuovo debito in tre anni. Nel 2014 il rapporto del giugno 2009 stimava un dbeito al 114 per cento del pil degli stessi dieci paesi più ricchi.
A novembre il Fmi peggiorava le previsioni, portando il rapporto debito\pil dei pasi più sviluppati al 118 per cento nel 2014. A febbraio, per il G 7 di Iqaluit in Canada, ha preparato uno studio che peggiorava di nuovo le previsioni: il rapporto debito\pil salirà al 120 per cento nel 2014, dall’80 per cento che era ancora nel2008. Che si confronta, aggiunge il Fondo, con una prospettiva specularmente rovesciata per le economie emergenti. Qui il rapporto debito\pil va a declinare dopo il 2010, seppure “moderatamente”, mantenendosi nel medio termine sotto il 40 per cento. Creando cioè spazio infinito per lo sviluppo. La crescita del debito pubblico è prevista in forte crescita soprattutto negli Usa, in Gran Bretagna e in Giappone. In rapporto al al pil il Fmi la cifra nei tre anni dal 2009 al 2011 in 11,3 per cento, 10 e 7,1 per gli Usa, in 12,5 per cento, 12 e 9,4 per la Gran Bretagna, e nel 9,1 per cento, 8,7 e 8,4 per il Giappone.
Il Giappone, che ha un debito pubblico superiore al 200 per cento del pil, è peraltro il primo creditore degli Usa: detiene titoli del debito americano per oltre 750 miliardi di dollari. Il secondo maggior creditore è la Cina. Che però, come ha detto a Davos il vice-governatore della banca centrale di Pechino, Zhu Min, “non può comprare tutto il debito che l’Occidente deve accendere per finanziare l’uscita dalla crisi”. Le statistiche americane non sono aggiornate ma si sa che Washington punta molto sul sostegno cinese al dollaro.
Il debito Usa sottoscritto all’estero era il 25 per cento del totale nel 2007 (più che doppio rispetto a dieci anni prima). Corrispondente al 44 per cento del debito sottoscritto dai privati. Il 66 per cento di questo 44 per cento era detenuto da banche centrali, in particolare dalle banche centrali di Giappone e Cina. A fine 2009 il Giappone deteneva titoli del debito federale per 769 miliardi di dollari, il 21,3 per cento del totale, la Cina 755 miliardi, il 20,9 per cento.
Il debito americano si nasconde. In parte statisticamente, facendo differenza fra debito pubblico, nel senso che è sottoscritto dai privati, e debito lordo, compreso i fondi detenuti da enti governativi Differenza cui si aggiunge il ruolo peculiare della Fed, il sistema bancario centrale Usa, che crea liquidità e la compra – ma non per questo diminuisce il debito. E si contabilizza solo il debito federale, non quello degli stati della federazione. Il debito lordo federale è cresciuto di 500 miliardi di dollari l’anno dal 2003, di mille miliardi nel 2008, e di poco meno di duemila miliardi nel 2009. Era stimato all’86 per cento del pil nel 2009, supererà il 100 per cento quest’anno.
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