Il “Corriere della sera” è più all’orecchio della Procura fiorentina, e dunque seguiamo lo scandalo della Protezione Civile attraverso il maggior giornale italiano. Lunedì dà nei particolari un’intercettazione, fornita dai carabinieri, sulla vendita di uno studio parigino da parte di un figlio di Balducci al ballerino Bollé. Il titolo lascia anche intendere commenti spregiativi dei venditori sul ballerino. Ma l’intercettazione fornita dai carabinieri non ne reca traccia. Il giorno dopo una breve precisazione di Bollé per dire che tutto è a norma.
Sempre lunedì un’altra intercettazione, sempre fornita dai carabinieri, occupa una pagina del “Corriere”: Balducci parla di “zio”, c'è dunque "uno zio", arguisce l'informativa, a capo di tutto. Il giorno dopo lo zio si manifesta per il medico di Balducci – che, essendo rettore a Tor Vergata, conosce evidentemente i contravveleni. Ma non è finita. Si è nel frattempo ipotizzato che “lo zio” sia Berlusconi, e allora martedì viene utile una pagina per precisare che lo zio non è Berlusconi, cioè per nominare di nuovo Berlusconi. Sabato un'altra intercettazione, sempre dei carabinieri, ha tirato in ballo Giancarlo Leone, che produce i film per la Rai, e in veste di produttore avrebbe dato un ruolo all'attore Lorenzo Balducci. Colpa grave. Ma domenica Leone sfida l'intecettazione e la cosa viene lasciata cadere: "Spero che mi abbiano intercettato, così si saprà la verità" fa dire al produttore esecutivo del film in cui compare Lorenzo Balducci. Figlio di un presidente della Repubblica già ampiamente calunniato da Milano, Giancarlo Leone conosce evidentemente anche lui i contravveleni.
Uno non saprebbe dispiacersene. Leone è un galantuomo notorio. Mentre Berlusconi ha abbastanza pelo sullo stomaco per confrontarsi col suo giornale, il giornale di Milano. Ma i carabinieri? I carabinieri non hanno intercettato il rettore di Tor Vergata, o l’hanno intercettato e non l’hanno trascritto? Hanno intercettato il produttore Barbagallo, referente di Leone, e poi non l'hanno trascritto? Per chi viene dalla scandalo della Juventus non è un modo di procedere del tutto nuovo. Ma perché i carabinieri lasciano le intercettazioni a metà? E perché lasciano quelle che forniscono in sospeso? Per favorire le indagini? Per affossarle? All’inizio dello scandalo avevano dato lunghe intercettazioni che chiamavano in causa una Francesca, e poi una Monica, come prostitute fornite a Bertolaso. Nomi poi trascurati, perché le due donne si erano rilevate onorevoli - salvo che per le prefiche di Rai Tre, Fazio, Litizzetto e compagnia, alle quali i carabinieri hanno fornito un comodo appiglio per parlare genericamente di un’Italia prostituita. Perché i carabinieri non hanno fatto una telefonata, non costa, per accertare chi era Francesca, chi era Monica? Su questo non ci vuole eccezionale capacità investigativa. O volevano solo dare una ragione di esistere alle prefiche?
L’inchiesta si regge così solo sul cinismo accertato dell’imprenditore che rideva al terremoto. Grande novità. Esclusiva anche. Ci volevano i carabinieri per scoprirlo. Nessuna ricerca è invece stata fatta del malloppo: se c’è corruzione ci dev’essere passaggio di denaro. E allora a questo ovvia il “Corriere” martedì, aprendo un nuovo fronte d’intercettazioni, sempre fornite dai carabinieri: gli accusati si occupano dei loro figli. Quando si telefonano ogni tanto parlano dei propri figli. Non parlano di soldi, non parlano di donne, non parlano di appalti, parlano di figli. Che come per tutti i genitori non fanno abbastanza. E questo è molto grave.
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