È il sesto giorno dello scandalo Bertolaso. Al terzo giorno è sparita “Francesca”. Oggi è sparita “Monica”. Ma dove le mette il “Corriere della sera”? Non avrà un casino segreto, come i mafiosi di San Luca?
Muore Gaetano Caltagirone, a Cap Ferrat, dove si era chiuso in silenzio da venti o trenta anni. Nei quali era stato dichiarato fallito d'autorità, imputato di ogni sorta di reati connessi con la corruzione, e privato del cavalierato del Lavoro. Per poi essere assolto, in tutti i gradi di giudizio, reintegrato nelle aziende, risarcito (anche se non c'è risarcimento al fallimento), e perfino ricavalierato, da Napolitano. Nei commenti tutto questo si dice, ma in realtà non si dice: l’uomo è sempre il palazzinaro, lo speculatore, il corrotto, il corruttore.
È una conferma che la vera questione morale è la questione morale stessa. Di un certo affarismo, di giornali e giudici, che si fa forte del moralismo, delle note riservate dei carabinieri, del pettegolezzo. Un inferno che fosse decretato dai diavoli.
Il coltissimo assessore siciliano Mario Centorrino propone di accantonare per un po’ Tomasi e Sciascia. Non ne può più di linea della palma e gattopardi. Come tutti, del resto: la Sicilia è un po’ troppo vampirizzata – e Sciascia e Tomasi non sono vampiri, non è possibile.
Da Milano rimproverano il filologo Centorrino con asprezza: non si mette in castigo la letteratura. Non hanno capito. O hanno capito benissimo. Anche se quelli che lo rimproverano sono milanesi di Sicilia, Collura, Di Stefano.
Se ne discute però tra espatriati, in Sicilia la “provocazione” è caduta nel nulla.
Come un personaggio di Thomas Bernhard, Claudio Magris si propone lunedì sul “Corriere della sera” di rileggere “qualche giornale del mese scorso”. S’imbatte così, “a caso”, nella nota dell’“Economist” del 7 gennaio su Craxi, “Shameful Honour”. La stiracchia per tre-quattro volte la superficie originaria, e la ingravida di intenzioni: “Ciò che preoccupa l’“Economist” è l’implicito discredito che l’iniziativa in onore di Craxi getta sulla magistratura, che lo ha condannato, con sentenze passate in giudicato, a undici anni di reclusione”. Leggendo nella breve corrispondenza “lo sdegno, composto ma duro,… per l’improvvida iniziativa”.
Bizzarro inutile commento. In realtà, la nota del settimanale inglese è di rara indigenza (http://www.antiit.com/2010/01/ombre-39.html), non meritava una rilettura. E Magris salta l’essenziale. Che non è se Craxi ha avuto più meriti o più demeriti. Ma, detto da chi craxiano non è mai stato e non è, se la magistratura può fare le parti, distinguere tra chi poteva non sapere e chi invece doveva: la giustizia di solito non è uguale per tutti? Questo è basilare per ognuno che voglia essere bello-e-buono.
“Quel signore piccolo piccolo” dice l’allenatore Mourinho del presidente del Napoli De Laurentiis, senza nominarlo, con disprezzo. Chissà come si parla in portoghese. A Londra Mourinho non avrebbe potuto dirlo di un qualsiasi presidente. A Milano invece sì, nessuno glielo rimprovera, perché De Laurentiis è napoletano.
Nel giorno della rivolta degli immigrati di Milano contro Milano, Sveva Casati Modigliani è angosciata perché sul suo tram l’annuncio registrato della fermata suona “Padova-Loredo”. E ne fa partecipe un giornalista del "Corriere della sera": “Proprio così, «Loredo». S’immagini per un milanese sentire storpiare il nome di piazzale Loreto!”. Il nome della scrittrice è pseudonimo. Ma Milano si nasconde male.
Via Padova, luogo della rivolta, è peraltro presidiata: vigili, carabinieri, poliziotti, in assetto di guerra, controllano alla fermata del tram che chi scende abbia pagato il biglietto.
Robert Harris, grande scrittore inglese, autore d’imperituri romanzi su Pompei, Cicerone e Hitler, coscienza critica del “Sunday Times” di Murdoch, lamenta che il suo editore italiano Berlusconi venda molte copie dei suoi libri. “Non si sa se è corruzione”, dice. Ma lui perché si fa corrompere? Non da Murdoch, da Berlusconi?
Il vescovo Polacco Pieronek, presidente o ex presidente dei vescovi polacchi, dice l’ovvio, che l’Olocausto non fu solo ebraico. Il “Corriere della sera” gli fa dire che l’Olocausto è un’invenzione degli ebrei. Dopodichè pubblica quattro righe di precisazione, tra le lettere in basso, tre settimane dopo.
Sette feriti a Udine prima di Udinese-Napoli, dieci napoletani fermati. Dopo la partita l’allenatore del Napoli Mazzarri dichiara a tutti: “Era scritto nelle stelle che dovevamo perdere, avremmo meritato di vincere”. Al ritorno, un’altra dozzina di napoletani sono fermati, per devastazioni nelle stazioni di servizio. E Mazzarri?
Quattro pagine untuose di “Repubblica", cinque con la prima, da fedeli devoti, attristati dal lerciume del Vaticano, dal veleno dei cardinali, dai “complotti degni di papa Borgia e di sua figlia Lucrezia”. Introdotte dal teologo Mancuso, il bello dei talk show, asciutto, freddo, ironico il giusto per incenerire col solo accenno di un ghigno qualsiasi interlocutore. Il papa è un vecchio imbelle, i cardinali si spiano e si mandano i dossier, anche i giornalisti puzzano in Vaticano. Ma non si dice perché. Perché? Mancuso, ancora uno sforzo!
C’è molto di beghinaggio, in questa pagine irrespirabili, di un giornale malgrado tutto sempre laico. È proprio vero che il beghinaggio è lo stesso, in sacrestia e attorno ai roghi?
Giuliano Ferrara, sul “Panorama” del “Complotto D’Addario”, scrive, compassionevole verso D’Alema, che accettare la presidenza del Copasir è “garanzia di sconfitte future nella società di sinistra, che non ama gli inguacchi con il nemico, detesta i servizi segreti....”
Ma alla sinistra restano solo i servizi segreti, le intercettazioni. E D’Alema non ha accettato ma ne ha brigato la presidenza. Dal momento in cui doveva rimediare agli scandali di Bari, di Roma, di Bologna. Perché sottovalutare D’Alema?la
martedì 16 febbraio 2010
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