Un Tribunale a Milano lavora il sabato per dire che processerà Berlusconi per la mazzetta a Mills. Dunque non è vero che i giudici sono sfaticati, lavorano anche il sabato.
Il processo lo farà poi in estate. Ma dà un altro appuntamento per parlare di Berlusconi, il 26 marzo. Che non è di sabato, è un venerdì. Ma la domenica dopo si vota.
Berlusconi, non richiesto, pronuncia una filippica contro i giudici talebani. Ne ha più di un motivo ma poi non fa nulla contro la giustizia politica. Sono dieci anni che pronuncia fatwa e poi non si muove. Non sarà che è un talebano anche lui?
Il “Corriere della sera” si accorge finalmente che “i commenti del “Financial Times” e soprattutto del “Wall Street Journal” danno per scontato il fallimento dell’euro”. Ma il commentatore, il professor Giavazzi, ne fa una rivincita dell’America sull’Europa. Non, come tutti sanno, una speculazione contro l’euro, che ha già procurato lauti guadagni, e potrebbe moltiplicarli se la Grecia decidesse di lasciare l'euro.
Né il vigile professore tocca naturalmente il legame tra i giornali finanziari e la finanza. Che sarebbero incestuosi qualora i giornali riflettessero l’opinione pubblica e non interessi aziendali.
Per quali motivi specifici, di tecnica finanziaria, di razionalità dei mercati, l’euro dovrebbe fallire? Una moneta che semmai è troppo rigidamente accudita. Specie al confronto con le politiche monetarie avventurose e lassiste delle banche e le banche centrali degli Usa e della Gran Bretagna, alle banche asservite, letteralmente.
Il giornale “Torino Cronaca” s’inventa che Buffon ha fatto a cazzotti con Amauri perché il brasiliano insidiava la compagna e madre dei suoi figli Alena Seredova. L’ex pretore Casalbore, giudice al Tribunale, ha condannato la Juventus per un doping che, dice in sentenza, non c’è stato. Sulla base di un’istruttoria faraonica e molto mediatica dell’ex pretore sostituto Procuratore Guariniello. Torino abbatte così, per masochismo, la Juventus, l’ultimo simbolo italiano che le è rimasto. Non si può dire per fede torinista, poiché Guariniello è napoletano. L’Italia è ormai solo un punching-ball?
Di Guariniello la sindrome è più certa: è napoletano, si diverte.
Susanna Tamaro dà sul “Corriere della sera” numerosi esempi d’intercettazioni indebite e di cause mediatiche che hanno distrutto innocenti. Ma poi dice che questo è il paese: l’Italia è marcia. Non i giudici, non i carabinieri, non i giornali. Non la Rai, dove, quando lavorava, doveva giornalmente difendersi da stupri e ricatti.
Ma Susanna Tamaro, certo, è il paese: tutti gli italiani ritengono che tutti (gli altri) italiani sono marci. Il senso morale è molto forte nel paese.
“Ho lavorato negli anni Ottanta alla Rai e posso dire di averne viste davvero di tutti i colori”, scrive Susanna Tamaro sul “Corriere della sera” ieri: “E sebbene io, nel mio modo di pormi, sia più simile a un’atleta di una squadra cecoslovacca di slittino che a una escort, ho sempre dovuto difendermi dagli assalti, dalle proposte oscene, dall’invito a condividere la camera in albergo durante le trasferte. In quegli anni venivano assunte decine di amanti con contratti a termine e si producevano programmi mai mandati in onda, data la scarsità del risultato”.
Non può essere vero, ma è verosimile: il Raiume è immarcescibile tanto è marcio.
Il “New York Times” in due argomentati articoli, fatti indagare da un gruppo di giornalisti, chiama in causa Goldman Sachs e JP Morgan nella duplice veste di inventori della finanza creativa nei conti pubblici della Grecia e di altri paesi europei, e insieme di speculatori contro la tenuta dei conti degli stessi paesi. Per lucrare sugli stessi swaps che esse vendono e sul cambio dell’euro.
Echi svogliati se ne hanno in Italia, che è uno dei paesi dove le due banche più hanno lucrato. Quando Draghi era direttore generale del Tesoro, che poi è diventato dirigente di Goldman Sachs.
Bertolaso spiega al parlamentino di “Ballarò” che al Parlamento nazionale il partito Democratico ha proposto, e una parte del Pdl ha votato, il mantenimento dell’arbitrato negli appalti. L’arbitrato è il meccanismo della corruzione: l’impresa si aggiudica un appalto al ribasso, e subito dopo, dopo avere incassato il primo rateo per l’avvio dei lavori, fa causa alla P.A. per ottenere un rialzo. Normalmente in ogni appalto se ne fanno due o tre, di arbitrati. Nell’attesa dei quali l’impresa si occupa di mettere qualche mattone in altri lavori, e può così gestire l’infinità di appalti che altrimenti non potrebbe prendere. Trascinando le opere da due a dieci e da cinque a venti anni. Normalmente la P.A. perde gli arbitrati, con le spese legali.
Se non fosse stato per Bertolaso la cosa non si sarebbe saputa. Ma anche dopo “Ballarò” nessuno ne fa uno scandalo, in nessun giornale. Tutti corrotti? No, è sempre “il Partito ha sempre ragione”.
Il giudice che ha lavorato in Puglia contro Vendola, senza peraltro ottenerne un’incriminazione, si candida alle elezioni, contro Vendola. Il Csm lo autorizza, contro la legge. Il vice-capo del Csm, Mancino, critica la decisione del Csm ma resta al suo posto. E il presidente Napolitano, che presiede il Csm?
Non è un giudice di destra - si sa che la destra è profittatrice e cattiva. Il giudice è di sinistra.
sabato 27 febbraio 2010
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