zeulig
Caduta - È più spesso inavvertita, non colpevole, e per questo disastrosa. Jünger dice invece che l’inavvertenza, come l’ebrietà e le droghe, facilita le cadute nell’errore – è il tema dei racconti di Poe.
Droga - Dà il senso del limite, nelle esperienze comunicate (Huxley, Benjamin, Jünger, Bachmann), riponendole tutte in un angolo, nemmeno bene illuminato. Nell’esperienza e anche nella memoria, che non dilata: non si ricorda se non ciò che già si conosce, e non accade se non ciò che in genere accade. Non può essere diversamente, nella resa scritta. Lo stesso è però nei fatti, nella loro sommatoria: si vivono mondi a cui non ci può congiungere. Da qui l’addictio, la repulsione-attrazione consumatrice. Che non amplia l’esperienza, la immiserisce.
È la fantascienza fatta realtà, seppure al suo modo (oggi) ingovernabile, distruttivo.
Esistenza – Presuppone l’essenza, nei fatti. L’esistenza implica l’essenza, in logica sarebbe altrimenti insignificante. Rozzo ma efficace, è Cartesio (“l’esistenza di Dio è compresa nella sua essenza”), Spinoza (“causa di se stesso è un essere la cui essenza implica l’esistenza”).
Fortuna - È come la Formula Uno, va pilotata.
Gesù – Non ha corpo né storia (non ha desiderio). È interamente verbo, messaggio. Creatura dell’ermeneutica.
Nella passione soffre. Ma è vero sangue il suo? Poiché risorge integro e bello.
Morte – Anch’essa è straordinaria.
Patria – È la lingua. La passione nazionale viene dalla lingua, non dai santi, o dai morti, e nemmeno dal sangue. È inestirpabile finché la lingua unifica, connota. Quando l’emigrato parla un’altra lingua, nella seconda generazione, perde la patria dei suoi e acquista quella del luogo – con la stessa ferocia.
Politica - È la forma di comunicazione più aperta, come linguaggio e come messa in scena. In tutte le sue manifestazioni l’uomo resta ancorato al segreto (mistero, indistinzione, camuffamento), che è insieme zavorra e difesa. Il segreto è meno vasto in politica, malgrado l’ipocrisia e i compromessi: gli obiettivi vanno dichiarati, e sono riscontrabili a breve, la scena è pubblica (non lo è nell’economia, e in molta cultura a religione), e c’è un ricambio, non ci sono posizioni precostituite immutabili, su fondamenta segrete e intoccabili. La politica è, dal punto di vista dell’Öffentlichkeit (pubblicità, opinione pubblica), accessibile al pubblico senza eccessive barriere di titoli.
È una forma di comunicazione o espressione democratica. E tuttavia è sempre mediocre, e insoddisfacente.
È gioco e risparmio, azzardo e calcolo, reale e illusoria. Come ogni altra impresa umana, l’innamoramento, l’investimento, l’amicizia, la guarigione. Ma deve risponderne alle masse, e quindi ne è sopraffatta.
Preghiera – Si rivolge in realtà a se stessi e agli altri, anche ai muri della chiesa e alle decorazioni, non a Dio. Un buddista prega convinto in una chiesa, un cristiano in un tempio. La divinità è un punto di forza, ma chiedere si può solo a se stessi e agli altri, individuati o indistinti.
È consolatoria perché è propositiva. È un proponimento.
Sesso - È il primo germe di socialità. E il primo impulso alla comunicazione. Ma al naturale non è bello, e affranca lo stupro – è materia di prostituzione. La sua bellezza è interna, nella carica di piacere che accumula. Ciò spiega anche la forte componente onanistica (narcisista, altruista) che c’è in ogni rapporto.
È il sesto senso. Per lo Zen il sesto senso è il pensiero. È l’erotismo il pensiero?
Ma il pensiero Zen sa molto di Emanuelle.
Perché Freud odia il sesso? Perchè Freud odia il sesso. La pansessualità che pone nella psicologia è morbosa. È una condanna dell’uomo, misantropia? No, poiché Freud ambiva al riconoscimento. È una condanna del corpo, di tipo pretastico ma più rigida: infanga lo spirito immateriale, i sogni, e perfino l’inconscio, secondo i canoni di un ritornante radicalismo spiritualistico.
Sigle - Le amano i terroristi e gli yuppies. Quelli della velocità, della scorciatoia, dell’ambizione.
Sogno - È un’esercitazione dell’io. Vi si muovono i sensi come vengono vissuti, in forma perfino ansiosa, con l’usato spirito d’osservazione, e con la facoltà critica (selettiva).
Fa anch’esso parte della conoscenza come riconoscimento, o riacquisto della memoria. Ma è più libero nelle forme, fino alla bizzarria. Se non che le elaborazioni notturne, “illuminanti” per stile e profondità, nella veglia restano mute.
Sudditanza – Non c’è re senza sudditi. La relazione re-suddito (padrone-schiavo, datore di lavoro-dipendente, banchiere-debitore) non è a senso unico, si sa. Ma non è un paradosso, è un fatto: non solo per il “potere di nuocere” dei servi (Hobbes) ma per la sopravvivenza dei forti. È una legge genetica. È una legge sociale: senza i deboli non si riproduce la catena di comando, la selezione.
zeulig@antiit.eu
martedì 2 febbraio 2010
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