Un fiammeggiante monumento alla stupidità, uno sberleffo a se stessi. All’incapacità di capire, alla superficialità, all’ignoranza, all’incredibile, incommensurabile, ottundimento di scuola picista, unicamente inteso a spianare la vitalità del ‘68: settarismo, categorie vuote, e riferimenti culturali da parole d’ordine – Lenin che nessuno conosce, Marx che nessuno legge, la storia sovietica, che nessuno ha studiato, nonché la Cina… Gianni Sofri e Edoarda Masi superano l’inconcepibile. Solo si salvano quattro o cinque recensioni di film.
Non da ultimo, l’ottusità si riflette nella mancanza di diacronia, di assestamento storiografico: se è un delirio da flagellazione non c’è pentimento.
Prima e dopo il ’68, antologia dei “Quaderni Piacentini”, a cura di G.Fofi e V.Giacopini
martedì 2 febbraio 2010
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