Prima Cassano, poi Balotelli, c’è sempre un motivo per creare scandalo attorno alla Nazionale di calcio. Senza motivo, poiché Cassano e Balotelli non sono atleti affidabili, per un torneo Mondiale che dura un mese, sperabilmente, praticamente in clausura. Si fa scandalo ovunque, alla Rai e su Sky, nei giornali milanesi e in quelli romani, sulle radio libere poi non è da dire, le cronache, anche sportive, sono all'eversione permanente.
Si fa scandalo per creare un personaggio, meglio se maledetto. Per creare un qualche motivo d’interesse attorno alla Nazionale, che gioca poco e sempre freddo. Per fare le scarpe a Lippi, come già si era tentato al Mondiale in Germania, infangandolo nelle inchieste napoletane: Lippi è identificato con la Juventus, e quindi ha contro due terzi del tifo, e cinque sesti dei giornalisti. Ma non sono motivi dirimenti. Altri casi di ben maggiore interesse si potrebbero creare su altri aspetti, proprio di calcio: il tipo di gioco, la tipologia dei calciatori, l’immagine. Perché questa Nazionale gioca freddo, utilitaristico, non entusiasma, per esempio. Perché Giardino non è Rooney. Perché con Camoranesi e Grosso è una Nazionale d’attacco, ma segna poco e niente. No, c’è un astio di fondo, che si riverbera su tutto ciò che è Nazionale. A sinistra come a destra, ma con un origine precisa: la distruzione dell’Italia nello scandalo.
Sono scandali per modo di dire, mai risolutivi e mai risolti, che anzi si accavallano scacciandosi, per rinnovarsi. A opera di funzionari dello Stato che si sentono o si sanno felloni ma di cui non ci si riesce a liberare. Di giornalisti, nella fattispecie, di non diversa natura, accomunati ai burocrati dall'impunità. E tutti insieme fanno una sorta di colpo di Stato permanente. Uno cinico, che si addobba di legalità e questione morale. A opera dei corrottissimi dell’apparato giudiziario, impuniti e impunibili.
È la nostra concussione quotidiana, quando un giorno la Procura di Sanremo, o di Sorrento, o altro luogo ameno, vorrà trovarsi di che fare. I giornalisti sportivi non hanno altri mezzi che buttarci sui coglioni Cassano e Balotelli. Ma l’intento è lo stesso, punitivo, purgativo. All’insegna eterna del “meglio che lavorare”.
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