Nel mentre che faceva man bassa dei voti berlusconiani in Veneto e in Piemonte, Bossi ordinava ai suoi di non votare Brunetta a Venezia e Tabaro a Portogruaro. Non sono casi isolati e non sono incidenti. Né sono fatti locali, legati alla personalità dei candidati. La defezione dei leghisti è stata totalitaria, quindi decisa a tavolino - forse perché Tabaro, già responsabile per la Cultura alla Regione, lesinava i fondi per il risibile bilinguismo veneto. La defezione, dopo la guerra a Galan, rende ora totale nel Veneto la rottura dei berlusconiani con la Lega. Mentre un’altra se ne preannuncia a Milano e dintorni, la culla del leghismo.
Letizia Moratti non potrà che essere ricandidata a sindaco di Milano tra un anno. E questo semplice fatto aggraverà la frattura con la Lega, che la Moratti venga rieletta senza i voti di Bossi oppure che venga trombata. Moratti sindaco dei lavori dell’Expo significa cortocuitare la Lega, l’ex ministro non è un debole. Moratti non più sindaco è la fine dell’alleanza Bossi-Berlusconi. Senza contare che Bossi non ha neppure un candidato presentabile a Milano, dovrebbe candidarsi lui.
Si vede che il capo della Lega come i lupi perde il pelo ma non il vizio. È cresciuto abbrancandosi a Berlusconi, dopo il passo falso del 1996. Ma è sempre quello che usciva di casa mattina con la cartella dicendo alla moglie che andava a lavorare, e in vece non era vero. Oggi celebrato, al solito all’unanimità, dai grandi giornali del Nord come il trionfatore delle elezioni, ha invece dimostrato, dove non è stato coperto da Berlusconi, singolare imperizia: nelle candidature, nelle esclusioni, nelle alleanze.
C’è ora voglia di Bossi sui giornali: non potendosi parlare male di Berlusconi si celebra il contraltare Lega - la Lega supplisce le Procure nell’antiberlusconismo. Anche oltre il ridicolo. Si fanno per esempio paginate su Giuncagnano, in Garfagnana, dove la Lega, si scrive con puntiglio, ha preso il 39 virgola etc. per cento. Tacendo che si tratta di un comune di poco di 500 persone, dove votano in trecento, divisi in sei minuscole frazioni, delle quali è sindaco col 90 per cento un simpatizzante di Berlusconi, e dove la campagna elettorale per le Regionali ha visto solo la presenza di una signora di Pietrasanta, un altro mondo, che si dice imprenditrice ma è in realtà la moglie di un imprenditore del marmo, e non avendo altro da fare fa la leghista. Hanno votato poco meno di duecento persone, e la Lega ha preso una ottantina di voti, tutte le signore visitate dalla signora di Pietrasanta. In Toscana la Lega ha preso i voti di Grillo, che si è tenuto fuori dalla contesa, non si sa perché (cioè si sa). In Emilia, Toscana e Liguria la Lega ha preso i voti di protesta, quelli che non sono andati appunto a Grillo o a Di Pietro. Sui quale non si costruisce.
mercoledì 31 marzo 2010
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