Libro di straordinaria chiusura mentale. Calvino vi è molto più mobile che nella scrittura “autoriale”, ma quanto unidimensionale. Per mancanza di curiosità? Per togliattismo (omeopatico, certo)? Dichiara a Sciascia (p. 538) “l’impossibilità del romanzo giallo nell’ambiente siciliano”. E dove allora? O gli rimprovera la Sicilia “senza segreti”. Senza attrattive. La Sicilia?Molte condanne sono perfino censure (a Seminara, sul flusso di coscienza). Si capisce l’imbarazzata presentazione di Fruttero: “Di Calvino editor non ricordo in pratica nulla”.
Italo Calvino, I libri degli altri
venerdì 5 marzo 2010
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