giovedì 4 marzo 2010

I listini scacciascandali

Alla fine, saranno le stelle, anche l’incapacità di presentare una lista elettorale giocherà a favore di Berlusconi. Intanto la questione ha scacciato gli scandali. Sapevano di patetico “Repubblica” e il “Corriere della sera” che ieri facevano ancora a gara a pubblicare le (lacrimevoli) intercettazioni di Quattrocchi. Non ci vorrà molto per sapere che i magistrati romani Maurizio Durante e Fausto Severini sono radicali. Insomma, sono passati da Radio radicale, che è la stessa cosa. E che i giudici di Milano che hanno fatto la grafologia alle firme di Formigoni sono amici (amici, non compagni) di Penati, o chi altro il Pd ha scelto per le regionali. Nel mentre ci sarà l’offensiva sull’opposizione per una soluzione politica: non si possono lasciare senza scelta dodici milioni di elettori, o quattordici, o sedici. Di Pietro è già d’accordo, Bersani non potrà non seguirlo. Ma allora i radicali scarteranno, pur essendo già stati beneficiari di una sanatoria a opera dell’allora alleato Berlusconi - e magari Emma Bonino si arrabbierà e non farà più campagna, chissà. Poi ci sarà il Tar, che come suole riammetterà le liste sotto condizione. E quindi la cosa si trascinerà fino a Pasqua, nei tribunali e alla Rai, o fino al prossimo scandalo, i radicali non mollano. Anche perché ci saranno numerosi ricorsi radicali contro gli elettori di periferia, quelli dei portavoti, che dovranno entrare in cabina con schede multiple ben sottolineate – la sinistra invece non bara: prende i voti di Roma 1, dei Parioli e della Balduina.
Tutto, certo, si può voltare in bene, anche il terremoto. E la continua agitazione, quasi una sovversione, in cui Berlusconi tiene il suo elettorato, tutto il contrario della forza tranquilla e rassicurante che dice di voler essere e a cui il suo elettorato ambisce. Ma questo sviluppo dell’indigenza dei berlusconiani antiberlusconiani (Formigoni, Fini, perfino Polverini è antiberlusconiana…) è solo probabile. Intanto, si sa che la destra ha bisogno di drammatizzare le elezioni amministrative, per mobilitare i suoi elettori, evitare il week-end in villa. Quanto agli esclusi di Roma, l'unico non vero della farsa listini, i portavoti non potranno che raddoppiare i loro sforzi perché vinca Polverini: non hanno altrimenti nessuna possibilità di rientrare delle spese con cui giornalmente si comprano i voti. Ora più che mai devono anzi dimostrare all’inaffidabile Polverini che sono indispensabili. E alla fine sarà come doveva essere. Come si fa a pensare Emma Bonino a capo della sanità a Roma, accanto al Vaticano? Tutti sono d'accordo che, listini o non listini, è una commedia che si gioca, non una tragedia politica - quale invece alla fine è.

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