giovedì 18 marzo 2010

La revoluciòn cubana al Congo

Fantastica scrittura “doppia”, alla rilettura. Quelle che nel 1994, alla pubblicazione, erano sembrate le ennesime gesta del “Che”, nella sua missione segreta in Africa, sono una rappresentazione distruttiva – forse non involontaria, il 1994 viene dopo il 1989 (anche se l’accurato calendario degli sportamenti del “Che” prima dell’avventura africana evitano di menzionare Mosca e Praga): “L’ordine è che tutti i volontari siano neri”, etc. Volontari che sono tutti comandati, alcuni da Fidel in persona. Il “Che” s’imbarca per il Congo-Zaire, sul lago Tanganika, scrivendo nel diario che i tre avrebbero ritrovato di essere preoccupato per l’organizzazione.Scrivendo ex post evidentemente: “La cosa mi preoccupava perché il nostro passaggio doveva essere stato notato dagli imperialisti che controllavano le compagnie aeree e gli aeroporti…”.
I cubani in Africa continuavano a divertirsi insolenti, e la cosa non ha controindicazioni, non si fossero voluti maestri di revoluciòn per troppi. L’unico serio del gruppo, la guida interprete africana Antoine Godefroi Chamaleso, è chiamato “Tremendo Punto”. Né c’era bisogna di controllare gli aeroporti per sapere: Dar-es-Salaam, la capitale della Tanzania dove il “Che” fece base, con i fuoriusciti congolesi che vi gozzovigliavano a spese di Mosca, era un paesone in cui tutto si sapeva (il fatto è anche materia del romanzo di Astolfo, “Non c’è anarchico felice”, di recente pubblicazione – v. sotto).
Paco Ignacio II, Froilàn Escobar, Félix Guerra, a cura di, L’anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Il diario inedito di Ernesto “Che” Guevara in Africa, intr. di Pino Cacucci

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