Arrivati alle Note di servizio, i cattolici del partito Democratico hanno drizzato le orecchie, da Marini a Franceschini e Tonini – e, si dice, all’imperturbabile Prodi. Un po’ tutti, si dice, con l’eccezione della vispa Bindi.
Le Note di servizio sono gli sfoghi che ufficiali e sottufficiali dei carabinieri mettono per iscritto, in genere a carico dei non criminali, registrando opinioni, confidenze, invidie, e anche le calunnie, senza fonti né pezze d’appoggio, appena un “si dice”. Un genere piemontese, che opprime l’Italia unitaria da un secolo, e che di norma resta confinato alle caserme. In passato le Note di servizio si erano distinte in Sicilia contro noti galantuomini isolani, Giuseppe Alessi, Michele Pantaleoni, Giuseppe La Loggia – un ammasso d’infamie che emerse alle prime Commissioni d’inchiesta sulla mafia, e ne determinò la concorde obliterazione a ogni effetto pratico. Molte sono finite in passato sui giornali, in tutti i giornali si sa, ma sempre in forma anonima, come pegno dell'alleanza tra l'infornatore, ufficiale o sottufficiale, e il giornalista. Questa è la prima volta che si pubblicano dichiaratamente come Note di servizio, e questo ha fatto la differenza.
Vedere le Note di servizio dichiararsi sui giornali, a opera delle giornaliste di D’Alema, deve aver fatto accapponare la pelle ai molti, soprattutto agli ex Dc, se ora se ne dicono preoccupati. C’erano stati scambi allarmati già in precedenza, sullo straripamento dei giudici nelle elezioni, con le liste negate, le intercettazioni, le sentenze just-in-time. Giudici non noti, e quindi, si presumeva inizialmente, di cultura diversa, radicale, o alla Che Guevara. Ma le Note di servizio dei carabinieri ecologici, e poi Trani, hanno fatto sorgere il fantasma odiato di D’Alema.
sabato 13 marzo 2010
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