martedì 23 marzo 2010

Letture - 28

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Aristotele – E se non avesse scritto la filosofia della commedia perché insensibile al comico? Così serio e posato, è possibile: c’è chi non ama il comico, e anzi lo disprezza. Autore – È anche i suoi critici, si sa. Ma alcuni autori sono tutto critici. Proust per esempio, Joyce e Musil, autori di un’“opera sola”, più o meno riuscita, ma molto programmata e aperta, stimolatrice cioè della creatività dei critici. Ci sono autori per critici, quelli che si fanno precedere e accompagnare dalle poetiche, e altri che restano misteriosi, Céline, Pirandello, anche Kafka malgrado tutto. Borges ne ha uno come refuso, “La fame della gloria (con Bioy Casares): “Nostalgie ebbre” essendo diventate “nostalgie ebree”, l’autore diventa ebreo, folklorista e coloniale. 

Dante - La “Divina Commedia” è un romanzo storico. E politico. 

Filosofia – Distintamente regredisce con il cristianesimo, a bamboleggiamento d’infante, ripicca, sghignazzo, buoni propositi. Con la secolarizzazione della storia, o desacralizzazione, introdotta dal cristianesimo. Sant’Agostino fa eccezione perché era di formazione pagana. Non c’è che Kant che stia a pari con gli antichi – e ancora abbuonandogli molte sciocchezze. 

Freud - È Casanova che forza le anime, inesausto. Col gergo fisiologico, quindi complessato. Se il mistero è la copula, l’orizzonte è basso. Da qui l’impressione di sulfureo, invece che di ridicolo – la terapia, se non la filosofia, sarebbe da camionista: nell’astinenza l’oggetto della privazione diventa irresistibile. È ancora positivista, si sa, ma nel solco lamarckiano, dell’evoluzione progressiva dell’umanità L’esercizio che propone è in egoismo. Una “ricostruzione” forsennata dell’ego, accentuando la separazione dagli altri, dal mondo, dall’essere. Tacendo che ognuno è sempre se stesso, purtroppo, seppure a ogni istante diverso. L’oggetto della sua analisi è la psicologia. Dell’individuo (ogni terapia è individuale, anche l’aspirina), ma in quanto è nella psicologia. Nel linguaggio, le posizioni, la (a)valutazioni, la casistica. All’origine e per lungo tempo. Poi il suo oggetto è stata la stessa analisi, morfemi, mitologemi, paradigmi, paradossi. Si capisce che l’analisi si sia inselvaggita. Da che voleva scappare, dalla cristiana confessione? 

Gadda – Non ha scritto una riga sui malfatti della Repubblica, lui così sensibile e reattivo alla volgarità. Quanto della nevrosi è dovuto alla necessità di camuffarsi politicamente? O viceversa: quanto la nevrosi l’ha reso, al momento del successo, conformista? Gay – Pasolini, Arbasino, Ginzberg, Vidal, White, gli innumerevoli francesi, da Gide a Barthes. Solo storie di sesso, Sade piccolo borghesi, ognuno con le sue marchette proletarie a buon mercato. è letteratura monotona, e non innovativa. Fa solo porno, un po’ 

Giallo - C’è il tipo deduttivo, enigmistico, privo di spessore umano, le passioni sostituite dai tic. Che fa grande uso della psicologia. E c’è il giallo cruento, macabro, innaturale, perfino soprannaturale. Senza psicologia. Come quello rapido, d’azione. La psicologia è necessaria dove manca il fattore umano? Gli indizi non portano in nessun luogo. Se non per l’effetto sorpresa. Nemmeno la razionalità (logica, psicologia). Il colpevole è come l’innocente, è questo il suo “segreto”. Solo che ha commesso il delitto. Come tale dev’essere denunciato e descritto appositamente, gli indizi essendo disseminati ugualmente a carico degli innocenti e dei colpevoli. E talvolta dev’esserlo con spiegazioni forzate, contro ogni verosimiglianza: l’assassino può essere perfino l’innocente. Ironia – Rientra nell’apparato della dissimulazione, del negarsi. Che è “naturale” per l’autore: prendere le distanze dalla cosa, la narrazione. Barthes dice che non c’è scrittura che non sia, qua e là, ironica: “La causa è cancellata, sussiste l’effetto: questa sottrazione definisce il discorso estetico”. Il mobile, il motore più che la causa, sarebbe una paranoia discreta. 

Lettore – Il lettore di Barthes è il contro-eroe che salta le barriere, logiche e perfino grammaticali. O il simulatore di Bacone, dalla forte divida: “Mai scusarsi, mai spiegarsi”. Un anarchico qualunquista. Un imbroglione purtroppo. Ma nessuno è tenuto all’eroismo.

Nomi – Del genere i nomi sono cose: che c’entra “The Red and the Black” con “Le Rouge et le Noir”?

Savinio – È traduttore di Luciano e Brantôme. Albert Savine, da cui ha preso il nome, è autore di fogliettoni, e notevole traduttore egli stesso, dall’inglese e dallo spagnolo. Ma non fu sempre svagato. Collaborò con Pirandello al Teatro d'Arte. E aveva ambizioni in teatro, non soltanto come scenografo. Per il teatro di Pirandello scrisse “Il capitano Ulisse”, opera non fortunata, ma un personaggio di cui avrebbe ambito a essere il doppio. 

Sherlock Holmes – È Auguste Dupin che ha prodigiosa memoria analitica, Sherlock Holmes ne è la caricatura. Involontaria: Conan Doyle è tanto simpatico quanto stolido. Volendolo definire, è un pazzo. In termini clinici è un cocainomane, ma la sua consequenzialità resta del tutto inconsequenziale. Senza complessi: è così, non si giustifica. Volutamente artefatto: propone l’attraente gioco intellettuale della deduzione, la combinazione, la psicologia, la rozza violenza lasciando in subordine – che invece sarà l’arte del delitto, seppur semplice, nel successivo noir, o hardboiled. 

letterautore@antiit.eu

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