Massimo Mucchetti scarta. Il suo avvocato ha presentato una memoria veemente contro i giudici dello spionaggio Telecom Italia. Contro i tre procuratori e il giudice che ha accettato il patteggiamento. Un attacco dunque dall’interno del “Corriere della sera”, da uno dei suoi giornalisti più qualificati, contro la spessa omertà ambrosiana, che copre anche gli affari più turpi, fin nei recessi della giustizia. Ma non è la fine del sistema: il fatto anzi si segnala perché il “Corriere” non si difende contro la manomissione dei suoi computer. Né la Rcs contro quella dei computer di Colao, allora suo amministratore delegato.
Colao, vista la mala parata, se n’è subito andato. Mucchetti insiste, certo che c’è una legge a Milano. C’è dunque una bella partita in atto: il commentatore finanziario del “Corriere della sera” contro la giustizia milanese e contro il suo stesso editore. Ma si sa già come andrà a finire, con una separazione, di Mucchetti da “Corriere”.
L’avvocato di Mucchetti porta argomenti che non sarà facile addomesticare: perché la Procura di Milano non ha indagato sui fatti da lui a suo tempo denunciati, perché non ha indagato su Tronchetti Provera, perché il Tribunale ha ammesso al patteggiamento un reato (più di un reato) che non vi ha titolo, e perché, soprattutto, Procura e Tribunale allunghino i tempi, per favorire la prescrizione attesa a novembre. come appunto loe intercettazioni disposte dalla Telecom targata Pirelli. Mucchetti d’altra parte non è la Juventus, né il calciatore Vieri, vittime se si vuole “giustificate” nell’opinione della Milano che conta: è egli stesso parte qualificata di questa Milano. E tuttavia, Mucchetti stesso sembra averlo capito, è un molestatore: non c’è spazio a Milano e sul “Corriere” per i suoi argomenti. Questi non sono argomenti già per il suo sindacato, che sciopera, ma contro un redattore capo che viene da fuori.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento