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Critica – Ha minato la poesia, come la filosofia, ma con effetti solo deleteri – la filosofia è comunque attività percettiva. Ora i poeti scrivono per i critici, paralizzati: scrivono al secondo grado, tra smontaggi, muretti, difese, e la follia della ritenzione.
Don Giovanni – È quello che non ama, se non se stesso, e per questo insaziato. È il Narciso dell’epoca dell’erotismo, che si specchia nelle donne.
È Narciso anche femminile, nell’epoca del femminismo. Unicamente pieno di sé – esigente e scontento. Ma moltiplica i contatti: non per condividere, per moltiplicare gli omaggi al suo sé.
Umberto Eco – È l’Occidente salvato dai filosofi. Si è scelto il ruolo di Candido, con lo spessore filosofico, dietro “questo è il migliore dei mondi possibili”, di Leibniz. Un Candido molto filosofico.
Fantasmi – Sono una maledizione. Il racconto gotico narra l’insurrezione dei corpi, non la loro resurrezione, storie di vendetta.
Sono dei paesi (culture) in cui l’anima è separata dal corpo.
Manzoni – “Stranezza del sangue spagnolo in alcuni grandi artisti europei”, nota Curzio Malaparte in uno dei suoi primi “Battibecchi”. E continua perfido: “Ad esempio (per parte di madre) in Alessandro Manzoni. Le pagine della Monaca di Monza, quelle della peste, rivelano il sangue spagnolo; a tacere di alcuni tra i più singolari personaggi manzoniani”.
Mozart – Il suo mistero è quello della storia a posteriori. La storia a posteriori di Vienna e dell’Austria Felix, piena di musicofili e mecenati. Che invece all’epoca di Mozart lo lasciarono alla porta e all’indigenza. Anche Parigi lo tenne, con durezza, alla porta. Nelle città musicali d’Italia invece, benché giovanissimo, Mozart fu apprezzato e pagato: Roma, Bologna, Milano. Ma questo non fa storia perché l’Italia non fa più storia.
Narrazione – Si appartiene. In corrispondenza biunivoca con la lettura, ma non con l’autore – meno con l’autore.
Vedi i punti di vista, innecessari e inesistenti in Omero, nel “Decameron”, nelle “Mille e una notte”. Vengono successivamente introdotti come elementi (variazioni) della narrazione.
Proust – L’omosessualità vi è sterile anche nella sua grande letteratura. Gestualità, ripetitiva, cifrata, meglio se eccessiva – una sorta di wrestling.
“Grandezza di Proust”, dice Barthes nel “Piacere del testo”: “da una lettura all’altra, non si saltano mai gli stessi passaggi”.
È l’epitome del genere urbano-borghese, il suo trionfo: la narrazione senza tempo, in realtà, e senza spazio, se non metafisici. Scandita, chiusa, artificiosa. Senza sentimenti. L’idealizzazione (metafisicizzazione) del vivere urbano-borghese.
Reality - È il genere più amato, universalmente, “Grande fratello”, “Isola dei famosi” eccetera. Sostituisce nel gusto popolare il romanzo d’appendice e il fumetto (“Grand Hotel” etc.). Ma ripetendo, sotto l’apparente improvvisazione (la diretta ch’è sempre editata, la candid camera ch’è sempre sceneggiata, eccetera), il modello seriale. Solo alleviandone la ripetitività. Che a sua volta è ricalcato pari pari, nei tópoi e soprattutto nei mitologemi (pauperismi, buonismi, sacrificialità), dal romanzo d’appendice o feuilleton, “I misteri di Parigi”, Dumas, “I beati Paoli”, etc.
A una fantasia eroica e sentimentale, “democratica” direbbero Gramsci e Umberto Eco, subentra una realtà non affascinante e anzi squallida, di turpiloquio, aggressività, vittimismo, invidie, furberie. Come se il pubblico fosse ora soddisfatto di sé, se si misura con “il meglio del peggio” (il peggio, tutto ciò di cui si può dire male, ma portato in tv, il nuovo dispensatore di grazie e titoli di nobiltà), e se ne fa giudice col telecomando e il televoto, non più cercando sogni o illusioni.
Sade – Anticipa la sessualità omosessuale, della letteratura omosessuale (Proust, White, Vidal, Eeckhoud, Gide..)? O la letteratura omosessuale vi conforma la sua sessualità, quantitativa, ripetitiva, senza volto.
Sciascia – È una favola che sia illuminista. E' invece un uomo e uno scrittore che vive l’altra faccia della realtà, piena di limo e di pulsioni inconfessabili, che non l’astratta verità o il cammino reale del bene.
Molto siciliana, la favola di Sciascia illuminista. Della Sicilia che è, nella storia e nel suo voler essere, l’antitesi dell’illuminismo.
Scrivere – È l’antidoto più economico alla noia. L’assicurazione gratuita contro l’inutilità della vita. È un regalo.
letterautore@antiit.eu
sabato 10 aprile 2010
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