venerdì 16 aprile 2010

Ombre - 47

Si condanna infine, dopo due anni, Goldman Sachs per quello che tutti sapevano: il traffico feroce dei mutui non pagabili, di cui ingozzava gli investitori. Grazie a questa benevolente trascuratezza, Goldman Sachs ha pouto fare nella crisi bottino delle banche rivali, produrre, a pochi mesi dal crac, utili record, e perfino ripagare i crediti federali. Grazie ai legami (ai soldi?) con i ministri del Tesoro, di Bush e di Obama. Ma la crisi, più che questo capitalismo, sembra avere fiaccato l'anticapitalismo.

La mafia è famosa nel mondo, tracotante e dominante, grazie a "Gomorra", dice Berlusconi. Confermando che gioca al "chiama e rispondi", come con Santoro e altri suoi nemici. "Gomorra" essendo il libro che più ha fatto guadagnare la sua Modadori, sua di Berlusconi - se non è, come sembra, un prodotto della stessa Mondadori, firmato Saviano.

Paolo Romani, il viceministro delle Comunicazioni, scrive al "Financial Times" una lettera spumeggiante, molto british nel sentire milanese, per assicurare che non c'è discrninazione, che Murdoch andrà con la sua Sky sul digitale terrestre. Il quotidiano imperialmente titola la letterina: "Qualsiasi mezzo per spazzare via l'Italia di Berlusconi". Il milanesissimo "Corriere della sera" riporta senza commenti la lettera e il titolo. Si potrebbe pensare a un gioco di squadra, ma non sarà l'anglomania ambrosiana?

Si rinnova a Napoli lo scontro Juve contro Fantômas, che furoreggiava già un secolo fa e fu il primo film seriale. Fantômas, creazione di Maurice Leblanc, che Umberto Eco assicura essere “non uno scribacchino da poco”, è l’eroe negativo, quello che fa tutto il male possibile e sempre vince. Juve era allora il commissario di polizia. Oggi no, ma ugualmente perde sempre.

Il colonnello dei carabinieri Auricchio testimonia a Napoli che Paolo Bergamo, attorno a cui ruota lo scandalo del calcio, non è imputabile di nessun reato, malgrado le diecine di migliaia di intercettazioni a suo carico. E i carabinieri che intercettano sono imputabili? Auricchio ha distrutto, senza imputazioni, la Juventus e il calcio per suo divertimento? È vero che ci ha fatto carriera.

Si arriva al presidenzialismo, dopo vent’anni di rinvii, insomma a un governo stabile, e i giornali dei grandi interessi passano al contrattacco: torna la paura del fascismo dicono. Lo fanno dire a Pagnoncelli. Che lo fa dire agli italiani che hanno stravotato in numerosi referendum per un governo stabile.
La Confindustria tace: quando non è in vista, chiede un governo stabile, quando il governo stabile si può fare, tace.
Ma questo era prima della discesa in campo di Fini. Che sempre, quando il governo nella sua seconda fase ha tempo libero per pensare alle riforme, impone una crisi di governo.

Fiorenza Brioni, sindaco di Mantova, città rossa da sempre, perde contro la Lega. Non si scusa, non cerca le ragioni della sconfitta (ha antagonizzato tutti a Mantova). Dice: “Ora temo il coprifuoco”.
Non si costruisce nulla con i resti.

Muove in Russia la dirigenza polacca, un centinaio di persona, e Staino sull’“Unità” riduce anche la tragedia al berlusconismo: “La solita storia”, fa dire alla figlia, “a chi troppo e a chi niente”. Ovvia indignazione berlusconiana, e Staino si scusa beffardo. “Mi sembrfava una cosa enorme che tutti viaggiassero sullo stesso aereo”. Non è satira. Ma è di sinistra.

Ne ha combinate molte John Henry Woodcok, Procuratore della Repubblica a Potenza, impaziente con la sua Guzzi d’epoca di tornare a casa a Napoli. Ma quando ha intercettato il malaffare del grattacielo della Regione a Milano, zàcchete, i giudici milanesi gli invalidano tutte le intercettazioni. Non un giudice solo, si sono messi in due. Poi dice che non c’è giustizia.
La giustizia è anzi doppia. Le intercettazioni a Woodcock i giudici milanesi gliele hanno invalidate subito. Ora lo fanno sapere per dimostrare che non c’è bisogno di nessun decreto contro le intercettazioni abusive. Quando sono abusive (su Milano) i giudici (di Milano) tempestivamente lo dichiarano.
La giustizia a Milano la fanno soltanto i giudici di Milano. Magari napoletani come il centauro Woodcock, ma di Milano.

“Domani in Assemblea Regionale dirò io chi sono i politici legati alla mafia e agli affari”, promette il supervotato presidente della Sicilia Raffaele Lombardo, indagato per mafia. Perché non oggi? Anche ieri, era meglio.
È il Sud che inquina la politica, o è la politica (democristiana) che rovina il Sud?
socialista.

Si commuove il laico “Corriere della sera” per Luca di Montezemolo, che va con la famiglia (la seconda, la terza?) a inginocchiarsi alla Sindolne. Marco Imarisio dci ricama su un polpettone di laicità di fede. Commovente. Salvo dire in un’altra pagina che nei seminari è tutta una pedofilia, il disagio è forte. Magari perché l’ha detto l’“Economist”, la bibbia del signor Ronchey.
Ipocrisia? Che cosa non si fa per portare Montezemolo a palazzo Chigi. E perché proprio lui, per quali speciali doti? Ma perché è l’uomo di tutti gli affari.

L’economista Nouriel Roubini, 52 anni, di cui 21 trascorsi a Milano, con università e dottorato, va a un convegno a Milano e parla solo inglese. “Il mio italiano è arrugginito”, dice non per scusarsi. L’apatride è una vittima, ma c’è un che indigesto nell’apatridia.

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