L’Italia è al terzo posto fra i partner della Cina, scopre “Affari e Finanza” di “Repubblica. È anche al secondo con la Russia, ed è un buon terzo, se non la metà, della Germania. Ma è sempre il “malato d’Europa” per la stessa “Repubblica” e per gli altri grandi giornali che fanno l’opinione, compresi quelli degli industriali, “Il Sole” e “La Stampa”. È una forma di scongiuro? È una forma di resistenza, ma a chi? È una furbata.
La Roma calcio potrebbe vincere il campionato se l'altra squadra romana, la Lazio, battesse l'Inter. Ma la Lazio preferirebbe perdere, anche a rischio di andare in serie B, i tifosi della Lazio: tutto pur di non fareun favore ai tifosi avversi. Anche per questo Roma non è Milano.
Non c’è dubbio che il campionato della Roma è stato migliore di quello dell’Inter: lineare (senza favori), meglio giocato, con un monte ingaggi dieci volte minore. Ma c’è un sospiro di sollievo alla “Domenica sportiva” e lunedì nei giornali al risorpasso dell’Inter. Potenza di Milano sui giornalisti. Ma frastornati sono anche i giornali romani e romanisti: l’egemonia e la sudditanza sono fatti che si interiorizzano.
Già due anni fa la Roma sfidò l’Inter, senza favori, con un bellissimo gioco, e perse il campionato all’ultima giornata. Ma non fa parte di nessuna leggenda.
Uno dei punti forti del godibilissimo “Le amanti del vulcano” di Marcello Sorgi, che è insieme romanzo e storia ferrea, documentata, politica e di costume, è Rossellini. Di come fosse molto fascista, poi molto comunista, quindi molto democristiano. Sorgi però se lo lascia sfuggire, chiude il regista nel ridicolo moralismo dell’Italia tragica e ridicola (“Ridicolmente tragica. Tragicamente ridicola”).
E se Rossellini non avesse avuto altro scampo? L’Italia, l’Italiano, purtroppo ha avuto, ha, politici e politiche che non meritano nessun impegno. Giusto quel poco che serve per sfangarla – cioè per lavorare: passare la giornata, costruire qualcosa.
Senza colpa: sono i politici e le politiche che le opinioni pubbliche, oggi le banche, impongono.
Il cardinale Martini, patriarca dei cardinali, quindi saggio, dal monte degli Ulivi dove si è ritirato a Gerusalemme, segue sul “Corriere della sera” l’attualità della chiesa, cioè oggi la pedofilia e il celibato. Ha sempre avuto il pallino del giornalista.
Questa domenica ricorda che alcune denunce di abusi sono state inventate, per estorcere denaro. Sa anche che “la maggioranza dei casi di pedofilia e di abusi sessuali si compie nell’ambito della famiglia, cioè là dove sono i primi educatori del fanciullo” E “personalmente” s’indigna che “una società che ha abbattuto ogni diga verso la sessualità” faccia la vergine offesa contro cento o dieci preti. Ma non ci vede complotto. La secolarizzazione certo non è un complotto, non uno demo-pluto-giudeo-massonico. E tuttavia lo è.
L’inflessibile giudice spagnolo Garzón passava le vacanze a New York come conferenziere. Pagandosi cioè come conferenziere. Sulla giustizia mondiale. All’università pagata dal Banco di Santander. È la giustizia mondiale bancaria? In Spagna forse.
Banco di Santander che negli Usa sarebbe fallito, pieno com’è di mutui insoluti e insolvibili.
E non ha pagato il giudice inflessibile, gli ha offerto le giuste vacanze.
Fini sarà il re incontrastato questa settimana di tutti i talk show, da Annunziata a Vespa. Facendo il generale Giap, come fa dire ai suoi, il guerrigliero contro la sua la maggioranza – ma quello non era Lin Piao? Poi magari se lo dimenticano di nuovo, e non sarebbe un danno, ma non è questo il punto. Il punto è:
immaginarsi il presidente della Camera Napolitano ogni giorno a sproloquiare per ore in tv. Dicendo di sé tutto il bene possibile, naturalmente, e degli altri merda.
Non ci saprebbe emozionare alla sfida dialettica tra Fini e Berlusconi in teatro. Col presidente della Camera che, con tutta la dignità dell’incarico, insinua le peggiori porcate del suo partito e s’insignisce della carica per diritto divino: “Vieni tu a togliermi la presidenza!”, urla sinceramente sconvolto al suo santo padre. Uno ha presente i suoi predecessori, Napolitano, Iotti, Ingrao, Pertini, Leone, di un’altra epoca, è vero, ma anche Violante e Casini, che non complottavano per far cadere i governi, non con i procuratori, non in confidenza, e non diventavano capifazione.
Fini è sempre stato un capopartito intollerante. Ha cacciato Storace e Santanché, voleva caciare Alemanno. E anche la Polverini la guarda ora con sospetto, in attesa di suicidarla. Non è stato nient’altro. Che ci trova la sinistra di attraente.
Balotelli doveva andare in Nazionale, far squalificare il campo della Juventus, indurre Mourinho a lasciare l’Inter, essendo più o meno Maradona redivivo, un po’ più alto, e nero certo. Per deferenza verso il padrone Moratti, un gran signore. Poi Balotelli ha avuto un gesto d’ira contro i tifosi ingiusti, il giorno del trionfo dell’Inter sul Barcellona. E allora pollice verso: paginate di grandi quotidiani, teorici sportivi, teorici psicologi, teorici di mercato, e moralistici: contro Moratti, un così gran signore?
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