Di nuovo c’è in realtà solo il patrocinio della Milano che conta, la Curia, le banche, l’editoria, alle Lega di Bossi. In funzione di buona amministratrice, di partito del Nord, e di fronte antipolitico. Un rapporto simbiotico questo sì, veramente nuovo, che ha messo Bossi nella mani della Milano che conta: voleva qualche posto nelle fondazioni bancarie, non glielo hanno dato, e lui non ci è più tornato su. Bossi ha vinto le elezioni regionali, ma non fa più paura, anche perché è molto meno forte in voti.
Riguardando a freddo i risultati, la sorpresa delle elezioni regionali è insomma la sorpresa, benevola, della Milano che conta. Quanto al preteso risultato straordinario in voti, la Lega è tornata, non con la stessa forza, al risultato delle politiche del 1996. Già allora aveva superato l’attuale Pdl, già allora aveva “sfondato” sotto l’Appennino. Dopo avere eletto nel 1993 a sindaco di Milano Marfco Formentini, personalità non per altro conosciuta, preeferito dalla città a Nando Dalla Chiesa, il figlio del generale, con ben il 40 per cento dei suffragi alla lista Lega. Allora la Lega aveva voti e percentuali molto superiori a quelle dell’ultimo scrutinio.
L’analisi dei flussi elettorali dice che la Lega ha incrementato i voti rispetto al 2005 del 3,3 per cento. Che non è poco ma non è un risultato eccezionale. Dice anche un 2 per cento lo ha preso al Pdl. Ma per metà questo deflusso il Pdl lo ha compensato con voti in arrivo dal Pd. La Lega ha tenuto soprattutto perché non c’è stato astensionismo nelle sue file, non nelle ultime elezioni - mentre non sono andati a votare, in aggiunta agli astenuti del 2005, un altro 2,5 per cento di elettori Pd, un 1,3 di elettori Pdl, e un 1 per cento di elettori dei gruppi di sinistra. Ma questa mobilitazione non ha compensato il precedente crollo dei suffragi leghisti: Bossi viene da un lungo inverno, quello successivo alla sua esperienza di ruota di scorta anti-Berlusconi – cui ora si vuole devotamente fedele.
Alle politiche del 1996 la Lega aveva raccolto quasi 3,5 milioni di voti. A marzo ne ha avuti 2,7, il 21 per cento in meno. Nel 1996 aveva superato nel Veneto i voti di Forza Italia e An sommate: 928 mila contro 914 mila. E aveva avuto la sorpresa “sfondare” in Emilia-Romagna, con 216 mila suffragi e in Toscana – qui con poche migliaia di voti, ma visibili, concentrati in poche situazioni locali.
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