Anche Montalbano alla E.T.A.Hoffmann. Nel risvolto S.S.Nigro cita Hannibal Lecter, Brancati, Landolfi, Bellmer e Cindy Sherman, ma con ancora più ragione si può aggiungere E.T.A.Hoffmann. Camilleri al solito con Montalbano si diverte, qui mima perfino “Don Matteo”, il burocratese, ma il commissario mette sulle tracce di “Maruzza Musumeci”, “Il casellante”, “Il sonaglio”, i racconti della naturale innaturalezza, qui del demoniaco angelico, che sono probabilmente i suoi più solidi (anche dei romanzi storici, che Camilleri più pregia, è questa probabilmente la chiave di lettura più efficace).
Camilleri ci arriva per caso, se è vero che “Maruzza” e “Il casellante” sono aneddoti che un fattore gli ha raccontato da ragazzo. Qui è visibilmente millenniano, ripete la ricetta Larsson dello stupratore che è torturatore, mutilatore e feticista – Camilleri adatta da qualche tempo Montalbano all’attualità. Ma l’effetto è distintamente, ben più felicemente, hoffmanniano.
Andrea Camilleri, La caccia al tesoro, Sellerio, pp. 273, € 14
sabato 22 maggio 2010
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