Il Priorato di Sion esiste. È un’associazione di inquilini di case popolari costituita nel 1956 nell’Alta Savoia francese, presso la sottoprefettura di Saint-Julien-en-Genevois. Un letterato senza fortuna, Pierre Plantard, fece del nome un ordine cavalleresco segreto, nominandosene Gran Priore, l’ultimo di una serie di uomini eccellenti. Un ordine creato nel 1099 da Goffredo di Buglione, a protezione dei re francesi. Che disse progenie delle nozze segrete di Gesù con Maria Maddalena, di cui da una diecina d’anni s’era avuta “notizia” nel vangelo apocrifo di Filippo, emerso a Nag Hammadi in Egitto. Dopo un'altra diecina d’anni, con l’aiuto di altri due letterati fantasisti, Philipp de Chérisey e Gérard de Sède, il neo Gran Priore compilò dei “Dossier segreti” sul Priorato e li depositò alla Bibliothèque Nationale.
Dan Brown non è il primo che ha fatto tesoro del Priorato. Tutto il “Codice Da Vinci” è contenuto in “Il Santo Graal. Una catena di misteri lunga duemila anni”, un best-seller costruito da tre giornalisti inglesi nel 1982, Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln. E non è il solo, altri se ne sono avvalsi. Compresi i tanti “studiosi” che si sono offerti di analizzare gli errori e i falsi del “Codice da Vinci”, per beneficiare del business (dopo il “Codice da Vinci” Mondadori ha rilanciato anche “Il Santo Graal” dell’‘82): Dan Brown ha solo sostituito il complotto cattolico a quello giudeo-massonico.
Si legge il libro con divertimento, è un saggio-antologia. Una sintesi degli studi in più volumi dello stesso autore sulla cospirologia: Taguieff è uno storico filo-israeliano, quindi per metà libro rifà la vicenda dei “Protocolli di Sion”, con lunghe cronache di cosa pensa Ahmadinejad e cosa dice Chavez. Ma ha un ampio spettro di interessi e una incredibile documentazione da far godere. Sono tre secoli che i complotti contrapposti animano la storia europea. Anzi quattro, se il prototipo si considera i “Monita privata” dei gesuiti, o “Monita secreta”, compilato nel 1612 da un gesuita polacco, Hieronim Jawroswski, spretato l’anno prima. Una storia di cui il succo è il tormento di un antigesuita degli anni 1930, André Lorulot: “Il loro solo scopo (dei gesuiti) è il dominio universale… Si fiutano dappertutto, non si trovano in nessun posto. Come colpirli? Sono inafferrabili? Come difendersi?” Impossibile.
Si legge perciò questo “Imaginaire” anche con inquietudine: con la stessa credulità incredula con cui si leggono i complotti – a parte la noia del “Codice da Vinci”. Lo spirito del complotto è tale che si finisce inevitabilmente vittime della furbata di Dan Brown, la mezza pagina iniziale in cui promette l’accertamento della verità. Nel mentre che dice due enormi castronerie. Ma il lettore non lo sa e s’inoltra nella sconclusionata lettura. È l’ultima trovata di marketing del genere, dice Taguieff: presentarsi come solida verità contro la deriva cospirazione, come decodifica e demistificazione. Il complotto del complotto. O viceversa, perché no? Il complotto del non complotto, oppure il complotto del complotto reale - la paranoia, come si suol dire, non esclude che un complotto ci sia.
Si può ipotizzare che il libro più venduto – il “Codice da Vinci” ha venduto quaranta milioni di copie - possa essere il meno letto, tanto va sotto le attese? Ma allora è tanto più inquietante: il complotto è una forma di droga, inutile farci la tara. Il complotto è ordinario, la Rai ne è piena, e la politica italiana. Se è vero che Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, i padri della patria, erano tutti spiritisti... Sono alla pagina 534 del volume 25 della “Storia d'Italia Einaudi”, dedicato all’esoterismo - o anche la “Storia d'Italia Einaudi”...
Pierre-André Taguieff, L’imaginaire du complot mondial, Mille-et-une-nuits, pp.215, € 3
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