Il dollaro è più padrone che mai dei mercati monetari, non c’è più la sterlina, e l’euro non si sa cosa è. Le tre agenzie di rating americane sono ridicolmente superficiali ma sovrane, privatissime ma sovrane, americanissime ma sovrane. Come le banche, poche residue ma monumentali, mentre le quelle britanniche sono cassate. Come la City: non resta che Wall Street. E gli hedge funds: che non sono monumentali come le banche, non hanno grattacieli né diecine di migliaia di staff, ma sono altrettanto solidamente americani, e attivissimi, determinati, decisivi – sono fondi il cui oggetto sociale è la speculazione, la quale non è come si suol dire una scommessa, i fondi non sono spettatori a una partita o a una corsa, sono attori, essi stessi atleti e purosangue, che non vogliono e non possono perdere.
Esaurito il fuoco di paglia “la crisi è finita”, si comincia ora a discernere: la crisi è finita per la finanza americana. Non per i risparmiatori, per i banchieri, Wall Street è ai livelli di prima della crisi, e anche migliori. O, se non si vede, si comincia a capire, si “sa”, che tutti i discorsi sulla fine della egemonia americana erano falsi – in buona misura artefatti: conviene dirsi a volte perdenti. Dopo la crisi non c’è che l’America. L’Europa, messa all’angolo con la crisi del petrolio quarant’anni fa, in ripersa da un decennio con l’euro e la Supergermania, è di nuovo nell’angolo. Senza nessuna mossa ostile da parte americana, per l’ordine delle cose: gli Stati uniti hanno un processo decisionale molto più rapido e costruttivo che non lo sbrindellato indecisionismo, di tutti contro tutti, europeo. Che corrisponde certo a un sentimento nazionale e politico del tutto diverso, anche se si continua ad amalgamarlo nella categoria dell’Occidente, non per nulla gli Usa non sono stati fascisti, né comunisti – o allora si tratta di due Occidenti diversi, prima ancora che antagonisti.
Gli Stati Uniti continuano a governare il mondo, come ormai da venti anni, con la Cina. Un duumvirato sensa faglie e senza precedenti nella storia, che non potrà durare. La previsione è facile, tutto finisce, ma la comunione di interessi, per quanto eccezionale, è sempre stabile. Ed è stata creata dagli stessi Stati Uniti, con acume, con perseveranza, a partire da Kissinger nel 1973, e poi da Bush senior.
sabato 1 maggio 2010
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