Sono perplessi anche i giornali fiorentini, compresa “la Repubblica”, sulla nuova ondata di indiscrezioni con cui la Procura fiorentina inonda i giornali. Pescando tra le innumerevoli informative dei carabinieri quelle che servono ad allontanare lo scandalo Castello. Per prima l’occupazione di Bondi, con la mafia, della ristrutturazione degli Uffizi. Oggi le consulenze tecniche per i lavoro alla scuola dei Marescialli a Una storiaccia, di cui in città tutti sanno tutto, che assume contorni inquietanti nel modo come la Procura, o i Ros dei Carabinieri, la stanno gestendo. Come in subordine al comitato d'affari che regge Firenze.
Castello è l’area del comune di Firenze che i Della Valla e la Sai puntano a “sviluppare”, cioè a fabbricare. Un progetto portato avanti dagli imprenditori con la giunta del diessino Domenici. Con procedure che avevano costretto la stessa Procura ad aprire un’indagine. E il successore di Domenici, il giovane outsider cattolico Renzi, a sospendere il progetto.
Su questo progetto si gioca ora tutta la politica fiorentina. Renzi si è preso tempo per decidere. I Della Valle puntano i piedi minacciando, ogni paio di mesi, di abbandonare la Fiorentina, la squadra di calcio che hanno ripreso dal fallimento e hanno rilanciato. Nelle more, la Procura ha abbandonato le vecchia indagine per concentrarsi prima sul G 8 della Maddalena e dell’Aquila, contro Bertolaso. Ora, svanita quella pista, sulla mafia agli Uffizi e sulla scuola dei Marescialli che è l’unico progetto partito, concentrando l’attenzione su Bondi e Verdini.
Adesso il momento è favorevole ai Della Valle e a Ligresti. Fiduciosi nuovamente che il progetto ripartirà, anzi verrà sbloccato entro luglio. Il sindaco Renzi non ne è convinto. Ma la prova di forza della Procura è un conferma indiretta della fiducia esibita dagli immobiliaristi.E ciò può forse spiegarsi con quello che non viene detto dai giornali, non dai giornali nazionali, forse per antiberlusconismo. La scuola dei marescialli era stata assegnata, dal comitato d’affari che governa Firenze, alla destra. L’appalto era stato poi bloccato nelle more dello scandalo Castello, la prima fase dello scandalo, che vedeva sotto inchiesta la giunta Domenici. L’impresa di Riccardo Fusi, l’amico di Verdini, aveva ottenuto in Tribunale la condanna dello Stato per il blocco dell’appalto. Dal Tribunale di Firenze. Giudizio che la Corte d’Appello, sempre di Firenze, ha ora confermato: lo Sato dovrà pagare una penale di 28 milioni - Fusi ha fatto l’affare senza lavorare. Si spiega così, seppure in maniera contorta, l’accanimento della Procura contro Fusi-Verdini: convincere Renzi che il comitato d’affari che regge Firenze è inscalfibile, può fare il bello e il cattivo tempo.
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