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lunedì 24 maggio 2010

Secondi pensieri - (44)

zeulig

Ambizione – Senza, l’uomo è spento: l’esistenza si trascina nella routine della sopravvivenza. Ambizione come méta, per sé o per altri, anche minima: andare da qui a lì, per uno scopo.
La cura di sé è ambizione? Sì, se si rapporta socialmente.

Anima – Si può farne senza – senza essere. Duerzza della materia. Quindi a tutti gli effetti pratici inalterabilità degli stati psichici. È questo il materialismo.
Si possono considerare finite le antitesi greche – buono\cattivo, corpo\mente, parola\atto, alto\basso, e naturalmente amico\nemico: il linguaggio degli opposti che alimenta il senso critico dei greci del Quattro-Trecento a.C., e da allora l’Occidente e l’umanità. Nell’indifferenza.

Antropologia – Se c’è una comunità su cui il suo esercizio sarebbe proficuo è quella opulenta urbanizzata dell’Occidente. Tutti gli equivoci connessi al lavoro, tutti quelli connessi al consumo, il perduto bisogno della procreazione, il bambino giocattolo (adozione, procreazione assistita), la coppia del tempo libero, la famiglia cancellata per legge, la mobilità incessante, benché mortifera, anche degli affetti. Anche per la superiore capacità analitica e descrittiva che l’antropologia ha rispetto a ogni letteratura. Con tutti i difetti della rappresentazione di personaggi muti, e il bisogno, per sopperire alla noia, di fondali esotici.

Epistemologia – Non porta in nessun luogo, oltre Popper. Se non come storia della scienza o delle forme di conoscenza – una subordinata della logica e un’ermeneutica. Da qui l’effluvio di narrazioni (genealogie) quale forma unica del pensiero possibile, filologie, e “metafisiche pratiche”, sotto le forme commerciali nuove del New Age, dell’Acquario, del gossip.

Fede - È l’anima, il nucleo interno, dell’arte, del senso estetico. E viceversa: la via pulchritudinis dei padri è anche una ricerca teologica .

Fondamentalismo – È una forma di follia, l’ermeneutica del proprio sentimento di assoluto, sempre inesausto. Non può infatti portare a nessun esito, se non a maggiore fanatismo, nel senso di più violenza, più esagitata. Il khomeinismo sorpassato dai talebani, che pure, essendo sunniti, sono in teoria meno radicali e proni al sacrificio. A loro volta sorpassati in radicalismo dai salafiti o da Al Qaeda, che a sua volta avranno generato gruppi dissenzienti, più duri e puri anche se non lo sappiamo.
Religioso nelle origini, quale bisogno di ordinare la società e lo stato sulla propria fede, il fodnamentalismo o integralismo è la negazione anche della religione e della fede. Non c'è una religione o una fede che possa essere più di se stessa, un assoluto inesausto.

Incertezza – È l’effetto della debole fabbrica del mito – quando le cose vanno, l’economia, la pace, la salute. Il mito democratico, della ragazzo della porta accanto, lascia i giovani senza stimoli, e senza desideri, uguali ma miserabili, isterici, e presto incapaci. Il mito vuol’essere forte.

Identità – Cambia con l’età. E col portamento, l’uso di mondo, l’uso sportivo, oppure la lettura, l’applicazione, la tigna. Cambia il colorito, la forma del viso, l’espressione. L’aspetto esterno che lo specchio proietta all’interno, usw., in un circolo ellittico. Rembrandt, che da un secolo si rappresenta nel ritratto senile con turbante, per non dire di Michelangelo vecchio e smarrito, non è quello dei ritratti giovanili, vivace, scherzoso, beffardo, e non è nemmeno il vero Rembrandt, quello dei quadri, delle incisioni, dei disegni e della litigiosa biografia, che a vent’anni aveva già bottegea, aAmste4rdam si fece una casa di lusso nel quartiere poverissimo degli ebrei, di cui ostentava la frequentazione, ed è sopravissuto, in una vita breve, a tutti i suoi familiari.

Memoria - È intelligenza selettiva, costruttiva o demolitrice secondo gli impulsi. È servile, ma a un disegno impulsivo e non di scuola o di programma.
C’è una memoria delle cose, deperibili, e una degli eventi, legati al tempo, e quindi variabili, ma rinnovabili. Qualitativamente distinte, anche se interagiscono: le cose – le pietre, il legno, ma pure le piante e gli animali – si legano agli eventi e quindi mutano, ma possono non esserci più, non nella loro specifica (originaria) funzione. Deprivano il senso del possesso, alla loro memoria correlato, e nel timore (attesa) di questo possibile esito generano l’incertezza – è il possesso che alimenta l’insicurezza (e spiega il disagio diffuso all’epoca della maggiore e più insperata ricchezza per tutti). Una memoria di soli eventi è più libero, e per questo può essere ottimista: è fortunata – e tanto più nella ristrettezza. Una memoria legata alle cose dev’essere acquisitiva, e quindi inquieta.

Odio - È sempre odio di sé. Per quanto giustificato, individualmente o socialmente (il nemico della patria, della classe, della famiglia), se è costante esprime un’impossibilità: è auto castrazione.

Ambizione – Senza, l’uomo è spento: l’esistenza si trascina nella routine della sopravvivenza. Ambizione come méta, per sé o per altri, anche minima: andare da qui a lì, per uno scopo.
La cura di sé è ambizione? Sì, se si rapporta socialmente.

Anima – Si può farne senza – senza essere. Duerzza della materia. Quindi a tutti gli effetti pratici inalterabilità degli stati psichici. È questo il materialismo.
Si possono considerare finite le antitesi greche – buono\cattivo, corpo\mente, parola\atto, alto\basso, e naturalmente amico\nemico: il linguaggio degli opposti che alimenta il senso critico dei greci del Quattro.Trecento a.C., e da allora l’Occidente e l’umanità. Nell’indifferenza.

Antropologia – Se c’è una comunità su cui il suo esercizio sarebbe proficuo è quella opulenta urbanizzata dell’Occidente. Tutti gli equivoci connessi al lavoro, tutti quelli connessi al consumo, il perduto bisogno della procreazione, il bambino giocattolo (adozione, procreazione assistita), la coppia del tempo libero, la famiglia cancellata per legge, la mobilità incessante, benché mortifera, anche degli affetti. Anche per la superiore capacità analitica e descrittiva che l’antropologia ha rispetto a ogni letteratura. Con tutti i difetti della rappresentazione di personaggi muti, e il bisogno, per sopperire alla noia, di fondali esotici.

Epistemologia – Non porta in nessun luogo, oltre Popper. Se non come storia della scienza o delle forme di conoscenza – una subordinata della logica e un’ermeneutica. Da qui l’effluvio di narrazioni (genealogie) quale forma unica del pensiero possibile, filologie, e “metafisiche pratiche”, sotto le forme commerciali nuove del New Age, dell’Acquario, del gossip.

Fede - È l’anima, il nucleo interno, dell’arte, del senso estetico. E viceversa: la via pulchritudinis dei padri è anche una ricerca teologica .

Fondamentalismo – È una forma di follia, l’ermeneutica del proprio sentimento di assoluto, sempre inassouvi. Non può infatti portare a nessun esito, se non a maggiore fanatismo, nel senso di più violenza, più esagitata.
Il fondamentalismo o integralismo. Il khomeinismo sorpassato dai talebani, che pure, essendo sunniti, sono in teoria meno radicali e proni al sacrificio. A loro volta sorpassati in radicalismo dai salafiti o da Al Qaeda, che a sua volta avranno generato gruppi dissenzienti, più duri e puri anche se non lo sappiamo.

Incertezza – È l’effetto della debole fabbrica del mito – quando le cose vanno, l’economia, la pace, la salute. Il mito democratico, della ragazzo della porta accanto, lascia i giovani senza stimoli, e senza desideri, uguali ma miserabili, isterici, e presto incapaci. Il mito vuol’essere forte.

Identità – Cambia con l’età. E col portamento, l’uso di mondo, l’uso sportivo, oppure la lettura, l’applicazione, la tigna. Cambia il colorito, la forma del viso, l’espressione. L’aspetto esterno che lo specchio proietta all’interno, usw., in un circolo ellittico. Rembrandt, che da un secolo si rappresenta nel ritratto senile con turbante, per non dire di Michelangelo vecchio e smarrito, non è quello dei ritratti giovanili, vivace, scherzoso, beffardo, e non è nemmeno il vero Rembrandt, quello dei quadri, delle incisioni, dei disegni e della litigiosa biografia, che a vent’anni aveva già bottegea, aAmste4rdam si fece una casa di lusso nel quartiere poverissimo degli ebrei, di cui ostentava la frequentazione, ed è sopravissuto, in una vita breve, a tutti i suoi familiari.

Memoria - È intelligenza selettiva, costruttiva o demolitrice secondo gli impulsi. È servile, ma a un disegno impulsivo e non di scuola o di programma.
C’è una memoria delle cose, deperibili, e una degli eventi, legati al tempo, e quindi variabili, ma rinnovabili. Qualitativamente distinte, anche se interagiscono: le cose – le pietre, il legno, ma pure le piante e gli animali – si legano agli eventi e quindi mutano, ma possono non esserci più, non nella loro specifica (originaria) funzione. Deprivano il senso del possesso, alla loro memoria correlato, e nel timore (attesa) di questo possibile esito generano l’incertezza – è il possesso che alimenta l’insicurezza (e spiega il disagio diffuso all’epoca della maggiore e più insperata ricchezza per tutti). Una memoria di soli eventi è più libero, e per questo può essere ottimista: è fortunata – e tanto più nella ristrettezza. Una memoria legata alle cose dev’essere acquisitiva, e quindi inquieta.

Odio - È sempre odio di sé. Per quanto giustificato, individualmente o socialmente (il nemico della patria, della classe, della famiglia), se è costante esprime un’impossibilità: è auto castrazione.

Rivoluzione – Non ce n’è una riuscita, che realizzi i suoi presupposti. Perché propone il mondo come dovrebbe essere. Anche quelle durate a lungo, come la sovietica, si dileguano: l’ordine riemerge.
L’ordine è come la morte rispetto alle nascite, che sono numerose e varie, ma finiscono allo stesso modo. Le rivoluzioni consentono l’esercizio dell’ordine, o è viceversa, ci vuole ordine perché la fantasia possa sbrigliarsi?La termodinamica riscontra lo stato di quiete nel massimo disordine.

Santità – È operazione personalizzata, di individui forti, oltre che dotati. Non si diventa santi per criteri sanzionatori (oggettivi), ma per forza di volontà. Quando l’umiltà è sorella dell’orgoglio.
È il santo ch crea la santità.

Sensi – Creano il mondo. Per accumulo anche: l’ereditarietà si genera per il lungo, lento deposito di percezioni e reazioni sensitive.
Il cervello è muto senza i sensi. La memoria è agita dai sensi, continuativamente (razionalmente, logicamente) o occasionalmente. Le omissioni e le afasie dell’età o della stanchezza nascono dall’allentamento della relazione sensi-intelligenza.

Senso – Insensata è la vita quotidiana perché senza tempo. È la scansione che dà significato, oltre che ordine, agli eventi? Sì, il tempo è un ritmo naturale, un intervallo quindi che deve consentire di vivere gli eventi. Diverso per ogni individuo, epoca, situazione – diverso è il tempo di una passeggiata da quello di una spedizione bellica. Ma quello giusto è sempre misura.

È la ricerca del senso che agita la follia (eccesso) mediatica. Del senso perduto della vita quotidiana. Una ricerca dagli effetti aberranti per essere affannosa. I format basati sulle confessioni in pubblico, i ritrovamenti, i traumi, le passioni, che sembrano la negazione di ogni autenticità ma anche della possibilità dell’autenticità, falsando il linguaggio, traggono forza da questo bisogno estremo di senso. Da qui l’interrogarsi e il rispondersi, sia pure con linguaggi falsi in scene false.

Sogno – È ambiguo specchio del giorno, specchio deformante. Ma imprevedibile, anche nelle situazioni note e ripetute. Si agisce nei sogni sempre per accumulo, per la fuoriuscita di dati e situazioni accumulate, consciamente o inconsciamente? O c’è nella psiche uno scarto normale (si dice dei comportamenti imprevisti che sono scarti occasionali)? La mente è sempre razionale e memoriale, ma è normale anche che non preveda, non controlli, non censuri, non in misura totalitaria – la razionalità è un fatto, non un dato.

Sonno - È il mistero, la vita che si ricostituisce nella quiete.

Storia – È breve. Nulla anzi, non c’è sviluppo. Nei sette-otto millenni della memoria tutto è inalterato, il mito, il linguaggio, l’arte, e in fondo pure la tecnica (la fisica). La varietà c’è, ma è illusione, compiacimento, fantasia.
Il passato invece c’è: la memoria in forma di accumulo.

Coincide con la caduta. Oppure no, con la creazione? Comincia quindi con Dio. O ci fu un momento in cui Dio non creava? Nel primo caso Dio stesso si fa col tempo – con la storia. Anche nel secondo.

Una certezza la dà: non c’eravamo prima, non ci saremo dopo. Niente e nessuno è eterno, nemmeno quindi la storia.

Rivoluzione – Non ce n’è una riuscita, che realizzi i suoi presupposti. Perché propone il mondo come dovrebbe essere. Anche quelle durate a lungo, come la sovietica, si dileguano: l’ordine riemerge.
L’ordine è come la morte rispetto alle nascite, che sono numerose e varie, ma finiscono allo stesso modo. Le rivoluzioni consentono l’esercizio dell’ordine, o è viceversa, ci vuole ordine perché la fantasia possa sbrigliarsi?La termodinamica riscontra lo stato di quiete nel massimo disordine.

Santità – È operazione personalizzata, di individui forti, oltre che dotati. Non si diventa santi per criteri sanzionatori (oggettivi), ma per forza di volontà. Quando l’umiltà è sorella dell’orgoglio.
È il santo ch crea la santità.

Sensi – Creano il mondo. Per accumulo anche: l’ereditarietà si genera per il lungo, lento deposito di percezioni e reazioni sensitive.
Il cervello è muto senza i sensi. La memoria è agita dai sensi, continuativamente (razionalmente, logicamente) o occasionalmente. Le omissioni e le afasie dell’età o della stanchezza nascono dall’allentamento della relazione sensi-intelligenza.

Senso – Insensata è la vita quotidiana perché senza tempo. È la scansione che dà significato, oltre che ordine, agli eventi? Sì, il tempo è un ritmo naturale, un intervallo quindi che deve consentire di vivere gli eventi. Diverso per ogni individuo, epoca, situazione – diverso è il tempo di una passeggiata da quello di una spedizione bellica. Ma quello giusto è sempre misura.

È la ricerca del senso che agita la follia (eccesso) mediatica. Del senso perduto della vita quotidiana. Una ricerca dagli effetti aberranti per essere affannosa. I format basati sulle confessioni in pubblico, i ritrovamenti, i traumi, le passioni, che sembrano la negazione di ogni autenticità ma anche della possibilità dell’autenticità, falsando il linguaggio, traggono forza da questo bisogno estremo di senso. Da qui l’interrogarsi e il rispondersi, sia pure con linguaggi falsi in scene false.

Sogno – È ambiguo specchio del giorno, specchio deformante. Ma imprevedibile, anche nelle situazioni note e ripetute. Si agisce nei sogni sempre per accumulo, per la fuoriuscita di dati e situazioni accumulate, consciamente o inconsciamente? O c’è nella psiche uno scarto normale (si dice dei comportamenti imprevisti che sono scarti occasionali)? La mente è sempre razionale e memoriale, ma è normale anche che non preveda, non controlli, non censuri, non in misura totalitaria – la razionalità è un fatto, non un dato.

Sonno - È il mistero, la vita che si ricostituisce nella quiete.

Storia – È breve. Nulla anzi, non c’è sviluppo. Nei sette-otto millenni della memoria tutto è inalterato, il mito, il linguaggio, l’arte, e in fondo pure la tecnica (la fisica). La varietà c’è, ma è illusione, compiacimento, fantasia.
Il passato invece c’è: la memoria in forma di accumulo.

Coincide con la caduta. Oppure no, con la creazione? Comincia quindi con Dio. O ci fu un momento in cui Dio non creava? Nel primo caso Dio stesso si fa col tempo – con la storia. Anche nel secondo.

Una certezza la dà: non c’eravamo prima, non ci saremo dopo. Niente e nessuno è eterno, nemmeno quindi la storia.

zeulig@antiit.eu

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