Si pubblica la sentenza contro Tavaroli in cui la giudice Panasiti dice quello che tutti sanno: che lo spionaggio Pirelli-Telecom era lo spionaggio Pirelli-Telecom e non di Tavaroli. Tronchetti Provera, padrone di Pirelli, ha diritto a eguale immediato spazio sul “Corriere della sera” per confutare, con l’evidenza grafica più che con gli argomenti, la giudice. Senza che si dica che è azionista e consigliere del giornale.
Fin qui è la normalità, la normalità di Milano, i suoi due pesi della giustizia. Ci sono persone di cui si possono scrivere nella capitale morale d’Italia tutte le infamie possibili, ancorché non delinquenti, per paginate, per giorni, per mesi. E altre di cui non si può nemmeno dire che sono colpevoli. Ma il giorno dopo il deposito della sentenza Telecom, che critica la Procura, la notizia è che il capo della Procura non firma il ricorso. Mentre il provvido Ferrarella si occupa di sancire in prima pagina, sempre sul “Corriere”: “La gip su Tronchetti suggestionata dagli imputati”. Senza vergogna? E' il pm Civardi che si avventa, senza nessuna riserva o critica del giornale, a dire la giudice “contraddittoria”, “apodittica”, “strumentale” a certi “gruppi editoriali”, e “alla weltanshaung di Cipriani” (uno degli imputati). Con strafalcioni di vario genere: essere apodittico è un delitto? Una persona può essere strumentale? E quale sarà la Weltanschauung di Cipriani, a parte la grafia? Il giudice Civardi sa cos’è? E sennò perché ne parla?
Sempre il giorno dopo, cioè oggi, il “Corriere” è costretto a pubblicare una lettera che smonta punto per punto la difesa (d’ufficio?) di Tronchetti Provera. È firmata Marcello Gualtieri, un commercialista cui Civardi ha stroncato l’avviamento e inflitto sei mesi di carcere, per nessuna colpa. Il commercialista lamenta che la sua assoluzione non abbia avuto una riga. De Bortoli, che una volta era garbato, non fa le scuse, e della lettera chiosa: “Per nulla garbata”.
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