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domenica 13 giugno 2010

Secondi pensieri - (45)

zeulig

Bene - È valore trascendente. Altrimenti, in quanto aspirazione o tensione incarnata, è occasionale come il male.
L’ipostatizzazione è di tutti i “valori”. Altrimenti si resta nella dialettica – o rimescolamento, mescolanza, contaminatio – che è degli eventi. Della realtà come evento, la storia.

Si può anche dire la grazia. Il sentimento del bene (giustizia, amore, bellezza… ) è grazia.: molti ne sono sprovvisti, se non nelle forme deteriori del possesso, dell’esclusiva, della violenza.

Borghesia - È molto connotata, ma è un termine medio, sa di combinazione – nella triade hegeliana è la sintesi. Va sulla cresta dell’onda in forma di schiuma, che si scompone e si ricompone.
L’ambiguità viene dal fatto che ha una funzione naturale nobilissima, il lavoro. Ma la rifiuta per costituirsi un’eccellenza che ritiene opposta al lavoro e che definisce spirituale. Qual è il suo mistero, il mistero di questo rifiuto?

Ha consentito (instaurato) il primato della letteratura e dell’arte. Per essere filistea?
Anche come soggetto: non si può fare un film o un romanzo senza i borghesi. Che sono quelli che li apprezzano e li propagandano. Se ne esce mettendoli in scena in forma d’intellettuali: poeti, pittori, musicisti. I musicisti rendono di più: ci sono più tecniche nella musiche, e non sono molto conosciute – c’è quindi la sorpresa, accanto alle buone cose: occhio vivace, visi puliti, non dispeptici né aggressivi, buoni cibi, abbigliamento gradevole, posti incantevoli.

Civiltà – Ascende e decade con le oscillazioni sociali – anticamente con le migrazioni. Ai dotati (anticamente i sedentarizzati) per ingegno e accumulo succedono, a ondate, le masse che distruggono. Le masse sono sempre abiette, povere di gusto e di saggezza del potere – anche quando, ora, è di massa la cultura, si legge come non mai: la democrazia è, purtroppo, amorfa.
Così è stato nelle civiltà trapassate: minoica, micenea, greca (ateniese), romana, occidentale. L’antico Egitto fa eccezione per la durezza della legge (del potere), basata sul sangue, l’ascendenza matrilineare. L’America fa eccezione per lo stesso motivo, ma è la legge (la potenza) dei mediocri, e quindi non durerà – dovrebbe non durare.

Democrazia – È una pedagogia e un dovere. Duro: non c’ una propensione alla democrazia, l’istinto è ugualitaristico in senso aggressivo.

Mito – Quello dell’editrice Adelphi (Giorgio Colli) e quello politico del Novecento (Cassirer) sono la teoria del mito. Di un qualcosa di perento, da classificare, o un mito di ritorno, intellettualistico – l’immaginazione non ha bisogno di teoria.
È utile come forma conoscitiva? Lo è stato in senso dirompente (negativo), contro il conformismo idealistico e materialistico. In senso propositivo è una catastrofe: violenza assoluta (nazismo, comunismo) o stupidità.

Oggi si vuole debole: qualche ragazzetto\a in grado di durare pochi mesi, sul palcoscenico o in passerella, qualche santa remota, di anni o di mondi, e i “veritisti” dei giornali. Ciò corrisponde a un mercato o cultura democratica, vendendosi a poco roba da poco, vestiti, dischi, romanzi, film. Ma crea incertezza e inettitudine.

Quello greco è molto poco greco - semplice, significativo, consequenziale. È pieno di fattacci assurdi, tutti più o meno inconcludenti, da bambini cresciuti (poco) o, come usava dire, da popolazioni bambine. Anche le forme narrative hanno spesso un che di non greco, se confrontate con quelle sicuramente greche, le gesta, le navigazioni, le famiglie narrate da Omero, i misteri di Plutarco e le sue biografie. Le argonautiche, l’orfismo, le ridicolaggini dell’Olimpo potrebbero essere un’interpolazione dei trogloditi che vennero, dal Nord, nel 1.200-1.000 a.C.?

Morte – Introduce alla storia, che è indistruttibile. In questo senso è un momento dell’eternità, così come la nascita, e la vita.
La morte è individuale. Ma introduce ognuno all’immortalità del genere umano. Il genere umano è immortale, anche quando fosse tutto morto – se c’è la morte, se ce n’è cioè il ricordo.

È invenzione umana: è il culmine della paura.
Si vede dalla sua nascita. Le procedure violente che accompagnano la morte volontaria sono drammatizzazione al fine di esorcizzare la paura – per esempio il riso sardonico. Più violenza, più disgusto, e più paura, per alleviare la paura dei sopravvissuti.

Scetticismo – Nulla di meno laico, è una sorta di agostinismo rovesciato – il rovesciamento dell’ “agostinismo secolarizzato” (E.Bloch) del progresso e della provvidenza. Riflesso di una realtà dimidiata, circoscritta, per una presunta onestà intellettuale – che quando è presunta non è onesta.

Scalfari non crede. Gli tocca andare sempre più spesso ai funerali, e sorbirsi sermoni consolatori della resurrezione dei corpi il giorno del giudizio, il genere che lui dice “la comunione della vita eterna”. Ci ritroveremo anche “con i parenti della propria moglie”, gli fa dire Pietrangelo Buttafuoco che lo intervista. Ma lo scetticismo è questo: è il rifiuto e non la ricerca, la ricerca è un atto di fede.
Nel libro che ha propiziato l’intervista, “Per l'alto mare aperto”, Scalfari dialoga solo con i morti, alcuni anche di due e tremila anni fa, i vivi respingendo in blocco tra i barbari.

Tempo - È un macigno. Nell’ipotesi di avvicinamento a una stella attraverso la colonizzazione delle comete – l’ipotesi più semplice degli astrofisici – ci vogliono quattrocento anni per arrivarci. Ma cos’è il nostro tempo, quand’anche riuscissimo ad arrivare alle stelle? Un primo passo. Il primo di miliardi di miliardi, un numero incalcolabile di passi. Irrilevante. Inutile. E tuttavia ineliminabile.

È lentezza e inerzia. Da qui lo stato di crisi dell’epoca dell’accelerazione: l’homo artifex cozza a ogni minuto nei suoi limiti. Il cammino delle scoperte va a ritroso. Il tempo diventa la nsotra realtà in quanto ricordo, attesa, ripescaggio.
Il ricordo senza movimento (vecchiaia) è dopo un po’ intollerabile: ripetitivo, insignificante, ninimicro.

zeulig@antiit.eu

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