A un anno dall’annunciata offensiva giudiziaria, e con due elezioni perdute, D’Alema passa all’incasso. Chiedendo il governo. Il passo è meno risibile di quanto appaia. Primo, perché D’Alema ha riacquisito la vecchia sponsorizzazione di Milano – di Bazoli, il “Corriere” e Mediobanca. Secondo, perché può sperare in un ripensamento di Napolitano, il presidente di cui D’Alema fu lo sponsor – e poi, D’Alema non è Montezemolo.
Il presidente Napolitano ha orrore dei ribaltoni. Perché li ha sperimentati da presidente della Camera, quando le Camere furono sciolte due volte in due anni, e la cosa ripugna alla sua cultura politica – fu allora un vero e proprio golpe di Scalfaro. Lo ha anche scritto in un libro. Né si può pensare di andare a elezioni con un Parlamento solidamente in mano a Berlusconi, e con una maggioranza parlamentare confermata in tutte le elezioni locali successive. Ma ora, assicurata la manovra finanziaria necessaria alla stabilità dell’euro, Napolitano potrebbe avere un ripensamento.
Quello che è certo è che il presidente della Repubblica è sconcertato dalla debolezza “politica”, se non elettorale, di Berlusconi. All’origine di questo sconcerto in particolare il fatto che Berlusconi si faccia mettere in un angolo da un personaggio chiacchierato come Bocchino, e più in generale la sua mancata resistenza all’offensiva, della sua Milano e della magistratura. Che è amplificata non solo dai grandi giornali a lui ostili, ma anche dai giornali e telegiornali a lui vicini, il gruppo della “Nazione”, “Il Tempo”, Bruno Vespa.
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