Anticamente si poneva al Nilo il confine tra Asia e Africa, che allora si diceva Libia. Questo solo già dà conto di quanto andava rivisto, e ancora è da rivedere, della storia egiziana, e greca. Era la Libia, nel luogo che ha mantenuto il nome, il luogo di molte meraviglie, i lotofagi, le esperidi, e abitanti “tutti biondi e bellissimi”. Gli etiopi del resto, gli africani, "sono" per Scilace "i più alti fra tutti gli uomini conosciuti, superano i quattro cubiti, anzi alcuni di essi raggiugono i cinque cubiti", tra 1,80 e 2,25 metri di altezza dunque, "sono barbuti e chiomati, e sono più belli di chiunque altro" - la squalifica dell'Africa è recente. La curatrice ci fa fare un formidabile periplo della geografia antica, senza alcuna supponenza, in un comodo libriccino delle vecchie Edizioni Studio Tesi. Con riferimenti concisi quanto accurati, e piene di sorprese.
Adesso è di moda l’annessione della Grecia al mito iperboreo – il Nord vuole vincere anche sulla storia. Ma gli antichi greci volevano appropriarsi con gli Argonauti, oltre al Mar Nero, anche il Vicino Oriente, il mar Rosso e l’Africa, che si chiamava Libia, il Don e il mare del Nord, con l’ambra e lo stagno, il Danubio, l’Adriatico, il Rodano e il Tirreno. Timeo si prese il Don col mare del Nord. Esiodo e Pindaro il mar Rosso e la Libia. Apollonio il Danubio, il Rodano, l’Adriatico e il Tirreno. Giasone fu proiettato pure nell’Oceano, come già Menelao e Ulisse nei loro viaggi di ritorno – una stramberia per Strabone, roba di geografi incompetenti: l’Oceano non ci appartiene. Ma, poi, gli Argonauti erano rematori, insomma ai lavori forzati, non guerrieri conquistatori. erano cinquanta infatti per un pentecòntero.
Antichi viaggi per mare. Peripli greci e fenici, a cura di Federica Cordano
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