lunedì 2 agosto 2010

Alda dei miracoli

In attesa di una rivalutazione critica della poetessa, tanto vissuta quanto trascurata, continua postumo il fenomeno Merini, di cui si stampa e ristampa ogni carta. In queste due pubblicazioni se ne precisa la figura come contemporanea “donna divorante”, ex o postfemminista, con la coscienza cioè di esserlo. A Guido Spaini ribadisce, nella conversazione che apre “Elettroshock”, il suo celebrato “in me l’anima c’era della meretrice, della santa, della sanguinaria e dell’ipocrita”. E a proposito dei suoi tanti amori, che sono per lei la vita: “I miei amori sono stati tutti infelici anche perché non avevo l’accortezza di dire loro che gli volevo bene. Forse sono stata anche più furba degli altri, mi sono tenuta la parte migliore della vita”.
Marcello Baraghini, introducendo “Elettroshock”, sfila i ricordi sulla traccia della follia, della comune follia. Ma Alberto Casjraghy, che ne sa di più, la vede “incantevole e atroce «grande montagna su un precipizio»”, un’amica tiranna: “Nietzsche consigliava di «costruire la casa sotto il vulcano», Alda abitava in un vulcano: costruiva paradisi e inferni con grande facilità, come un camaleonte cambia continuamente colore”. Resta la scrittura, che in Alda fluisce “con la facilità dell’istinto e della naturalezza”. Di una poesia per una volta non retorica ma vissuta, e anche questo, agevole, è già un esito critico. A meno della poliedricità: “Come polvere o vento” contiene una sezione di una ventina di poemetti, “Antologia pierriana”, di sorprendente stampo classico, con sentori di Leopardi, Petrarca, Dante perfino. In nota a "Le madri" Silvio Scorsi si rifà a Foucault, che "la parola del matto" dice o insensata o "ispirata e profetica". Ma Foucault sa, sistemizza, quello che ognuno sa, dell'accoglienza del verbo del matto, non della sostanza e tantomeno dell'origine del dono della parola.
Nell’introduzione al volumetto di Manni, Giulio Ferroni dà un esempio, tanto agile quanto illuminante, di assestamento cronologico dell’opera della poetessa. Vede anche “la particolarità della voce e della presenza poetica di Alda Merini, il consenso e l’interesse” che essa suscita, nell’incontro-scontro col “presente della comunicazione vuota e dei simulacri pubblicitari, in un universo senza poesia”. Ma non è il contrario? Alda Merini non è nel presente televisivo, né nel passato prossimo neo realista, ha realtà ben più sostanziose di cui occuparsi. E poi il rapporto causa-effetto si può rovesciare: Merini si legge, o comunque si ama, perché è di un’altra pasta, non di questo mondo da talk show e antipolitica ossessiva che ci perseguita. Del resto, in questa età che Ferroni dice “senza storia” Merini ha vissuto ben più felicemente che negli anni Ottanta, per non dire degli anni del manicomio, e dell’adolescenza-giovinezza dissipata, e forse sfruttata. La raccolta “Satire e poesie” milanesi degli anni Ottanta che apre il volumetto è ben più acre del realismo del Porta che Ferroni evoca.
Alda Merini sarà l’autrice più vissuta dagli italiani, anche se non letta – certo meno di Faletti o Giordano. Ma, poi, prende un intero scaffale della libreria, seppure in diecine di volumetti sparsi, e perfino con Albatros le edicole, forse non è vero che la poesia non vende – quante storie non dovranno essere rifatte dell’Italia! “Elettroshock” è la riedizione di un vecchio Millelire che avviò il revival, “Le parole di Alda Merini” del 1991, e del successivo, dieci anni dopo, “Ringrazio sempre chi mi dà ragione”, che ne consacrava la figura in immagini e aforismi.
Alda Merini, Le madri non cercano il paradiso, Albatros, pp.54, € 4,90
Come polvere o vento, Manni, pp. 104, € 12
Elettroshock, Stampa Alternativa, pp.102, €12

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