Arrivati in Calabria, i lavori per il rinnovo della Salerno-Rc inevitabilmente frenano. Da Lagonegro a Reggio Calabria i poco più di 200 km. del percorso possono prendere sei e sette ore di tempo, con defatiganti inspiegati rallentamenti che durano ore. Mentre le scadenze per la consegna dei lotti, già allungate dal 2009 al 2011 e al 2013, si prolungano al 2014, che poi sarà il 2015, e perché no il 2020. per una spesa che, finora, è di dieci miliardi - 24 milioni a chilometro, per un allargamento!
Altrove, in presenza di un rivoluzionamento del trasporto locale e di collegamento col resto del mondo, si sarebbero chieste e pretese garanzie e tutele. Non in Calabria. Lavori al rallentatore, unicamente mirati alla revisione costante dei capitolati di appalto, ritardi nei finanziamenti, moltiplicazione del costo chilometrico con faraoniche gallerie e viadotti monumentali, rendono i ritardi infiniti.
Altrove si sarebbe scelto un percorso meno costoso, e di costruzione più rapida, e controllata nei costi. In Calabria no. La monumentalità delle opere, il bengodi degli appaltatori, è anzi motivo di orgoglio, e l’unico argomento di cui localmente si discute. Non dei ritardi. Non dei costi eccessivi. Non dell’isolamento della regione, specie in questi anni di turismo prevalentemente economico, in conseguenza della crisi, che l’avrebbe potuta favorire rispetto alle altre destinazioni, tutte più costose, dal Gargano al Salento, al Cilento e alla stessa Sicilia, raggiungibile con i traghetti.
Altrove la politica locale avrebbe mediato una soluzione che rispondesse agli interessi della regione. Specie nella crisi economica perdurante, quando il costo basso della vita nella Regione avrebbe potuto infine far decollare il turismo. A questo scopo la Regione sponsorizza la Nazionale di calcio, al costo di milioni. Altri li ha spesi per una campagna Magna Graecia, un fantomatico festival di spettacolo e cultura in tredici siti archeologici.
Ma l’occasione si può dire perduta. L’Anas assicura che il traffico sulla Salerno-Rc è cresciuto tra luglio e agosto del 12 o quel che è per cento rispetto a un anno prima. Ma gli operatori della provincia di Reggio stimano che le presenze si sono dimezzate, in trattoria e in albergo. A fronte di un calo nazionale del 25 per cento delle presenze balneari. Il calo si vede a occhio: vuote le spiagge già il giorno dopo Ferragosto. Specie nella provincia di Reggio Calabria. Dove la Salerno-Rc si snoda per molti tratti in galleria. In gallerie lunghe chilometri e, grazie ai lavori in corso ormai da un quinquennio, poco illuminate. Qualcuna nient’affatto illuminata. Una buia e gocciolante, un vero antro. Ma i calabresi restano orgogliosi delle opere che si apprestano, i loro onorevoli in testa.
E questo è il grande punto nero della Calabria: la mediocrità della rappresentanza politica. Usciti di scena trent’anni fa Mancini e Misasi, nessun capace leader politico è maturato. Si conferma nei fatti, piaccia o no, il bisogno delle élite per la buona riuscita delle politica, nelle democrazie: il voto non risolve il problema della democrazia, l’efficace rappresentanza degli interessi, ci vuole la capacità di mediare da parte dei politici. Moro, e poi D’Alema, in Puglia, che così ha avuto uno “sviluppo” fenomenale. Come già in Sicilia gli ottimi democristiani ex Popolari negli anni 1950-1960, prima che venissero soppiantati dagli uomini della mafia, Lima e Ciancimino.
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