“Dove sono finiti Verdini e Bertolaso” s’interrogava questo sito alcuni giorni fa. Ed ecco pronta la risposta: “La Banca d’Italia accusa Verdini” campeggia sui giornali. La vigilia di Ferragosto. Con le bankitaliste nei giornali pronte ai loro scranni – richiamate dalle ferie? preavvisate? Sulla base di un rapporto vecchio di un mese.
Naturalmente non è così. Naturalmente nessuno legge questo sito, o se ne preoccupa. Naturalmente l’urgenza è un’altra, e la vedremo - è per un altro motivo che la Banca d’Italia s’accorge ora di poter accusare Verdini, alla vigilia di Ferragosto. Per ora è utile analizzare come nasce una notizia, un processo che non si può dire altro che truffaldino, e che conferma come la vera questione morale si configuri nell’intreccio accusatori-giornali: la vera questione morale è la questione morale stessa.
Basta utilizzare la “decostruzione” del messaggio della Banca d’Italia che “Il Messaggero” fa involontariamente in un suo specchietto, uno dei giornali Grandi Accusatori.
La Banca d’Italia dice “potenziale” il conflitto d’interessi, che cioè Verdini si sia accreditati finanziamenti della sua banca. Potenziale, non in atto. Nemmeno probabile. Solo possibile. Come è possibile che tutti domani muoriamo. O che il governatore della Banca d’Italia Draghi diventi ministro del Tesoro, anzi presidente del consiglio – che non sarebbe male, un gesuita a palazzo Chigi. Ma nei giornali, in tutti i giornali a partire dall’Ansa, il “potenziale” cade: “Bankitalia accusa Verdini”, è il lapidario titolo.
E così via: Draghi accusa ritirando la mano, i giornali accusano e basta. Il livello di rischio, denuncia Draghi, è “crescente”. Perché, nelle altre banche non lo è? In materia di antiriciclaggio, le procedure corrette sono state avviate “agli inizi del 2010”. Senza dire che la normativa “corretta” risale al 31 dicembre 2009. E ci sono “estesi profili” di prestiti di favore, a parenti e amici, che non vuole dire nulla. Dopo tutte le “catastrofi” denunciate, il patrimonio della banca di Verdini è giudicato “sufficiente e garantire i requisiti prudenziali minimi”. È del resto una banca cooperativa, i cui soci non mostrano di preoccuparsi.
Questo per il giornalismo. Un killeraggio che trova giustificazione solo a riprova dell’assunto del blog “Il re dei media ha i media contro” del 13 agosto. La vera notizia è l’urgenza della denuncia ferragostana: è l’urgenza di Mario Draghi, che ha sentito odore di governo tecnico, senza che nessuno lo candidasse. Un anno fa, nell’estate delle escort, Draghi si era fatto candidare da un gruppo di parlamentari vicini a Casini, ma senza successo, non avevano raccolto venti firme. Ora il governatore, allievo dei gesuiti e quindi poco autocritico, ha sentito parlare di Tremonti e Montezemolo, e si è rimesso in pista, da solo.
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