Il Grande Centro esordisce dunque con un autogoal. La mozione respinta contro Caliendo dà un po’ di sostanza alle fanfaronate di Berlusconi. E l’astensione dei tre belli della Repubblica ne sottolinea le ambiguità. Infinite, come le ambizioni. Un progetto per l’Italia che debutta con un’astensione sarebbe ridicolo a tutte le latitudini politiche. L’Italia fa eccezione giusto perché la Rai e i giornali sono ancora sovietici.
Per il varo del Grande Centro è stato riesumato pure Buttiglione, che è alto come Fini, Casini e Rutelli ma non altrettanto bello, e ogni italiano che legge ha capito. Ha capito che il rinvio è la cifra dei vecchi giovani. Ai quattro s’è naturalmente appaiato Lombardo e questo riempie d’ombra il quadro. Tanto più che per lui, accusato ben più che da uno Spatuzza, Fini s’è turato il naso (ma rischia l’asfissia, se dovrà chiedere i voti ai siciliani di Casini, nonché allo stesso Lombardo). Nella migliore delle ipotesi l’annunciato debutto è una recita rinviata. Ma si sa che il rinvio è l’arma della politica corrotta.
Per ora il Grande Centro fa felice giusto la Rai, rimasta contro venti e tempeste pervicacemente democristiana. E i grandi giornali laici, per motivi che si possono solo supporre – di cui il vecchio “sfascismo” di Pannella è il più benevolo. Il prossimo passo, posto che si vada alle elezioni come Fini auspica, sarà il ritorno al proporzionale. Fini che ritorna al proporzionale è tutto dire, ma i suoi nuovi alleati solo su questo hanno idee chiare. Del resto, pur concertando l’astensione, ha “lasciato liberi” i “suoi” ministri di votare a favore di Caliendo: quello che si dice un vero Capo. Con una rotta precisa in mente, altro che mare in tempesta.
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