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venerdì 27 agosto 2010

Povera Juventus, povera Torino, povera Fiat?

L’arricchito Moratti li ha messi sotto con una feroce battuta, “meglio essere multietnici che comprarsi le partite”, e John Elkann, l’erede dei soldi, e Andrea Agnelli, l’erede del nome, si sono infine risentiti. Ma limitandosi a difendere, debolmente, la Juventus. Senza capire che hanno perduto la partita con Milano, anzi sono tenuti da Milano al guinzaglio, dai giornali milanesi che hanno salvato e continuano a finanziare, e dalle banche che hanno contribuito a ingigantire. E che potrebbero perdere, ben più della Juventus, la stessa Fiat, pagato il ticket del salvataggio. La concorrenza fra ricchi sembra averli svegliati dal torpore – o è troppo fumo? – ma non è detto.
Difendono peraltro la squadra di calcio che loro stessi hanno distrutto, Elkann certo più di Agnelli. Sempre per la soggezione all’affarismo lombardo. S’inchinavano fino a ieri a Moratti, chiamandolo amico. Gli hanno fatto, servizievoli, favori assurdi, per esempio aumentando le quotazioni di Burdisso che la Roma dovrà pagare a Moratti. Non hanno capito il processo dei chiachiella napoletani a Moggi. Non hanno capito che con la Juventus affossavano se stessi, e anche la Fiat - o lo sapevano, ma dovevano salvarsi? Del resto fanno acquisti incredibili, tutte le scarpe vecchie della nazionale più fallimentare della storia, pagandole pure, nell’anno in cui il fallimento in Sudafrica taglierà le gambe anche a chi ce le ha - un paio dei quali hanno perfino rifiutato l'ingaggio... Un tempo facevano il mercato, ora scimmiottano una Sampdoria B, senza Cassano e Pazzini, quelli che fanno i gol.
Staccandosi dall’auto, che prenderà una sua autonomia, saranno definitivamente degli azionisti tra i tanti. E questo non potrà che essere un bene, le famiglie possono far bene all’industria ma anche male. Le dinastie esistono del resto per finire, e gli eredi Agnelli non lasceranno rimpianti.
La stessa ricetta non sarebbe male adottassero per la Juventus, anche perché non ci mettono più soldi. Ma lì non c’è un Marchionne che li sbatta fuori. Anzi, la squadra di calcio sembra il giocattolo con cui Marchionne tiene occupati i due cugini. Anche se hanno un numero di tifosi di poco superiore al Cesena, squadra neopromossa, benché bianconera, di tifosi decisi a seguire la squadra con la tessera.

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