sabato 7 agosto 2010

Vedere i Bronzi di Riace e non capirli

È sempre la Bassa, fino a Bologna, con Venezia delle meraviglie. E code obbligate a Roma, Pompei, Bari, in Sicilia, in Sardegna, in Calabria. Ma non è un atlante, è un libro d’autore. Singolare la storia dei bronzi di Riace, che Sgarbi è sicuro di aver visto vagabondando giovanotto al Museo di Reggio Calabria qualche giorno dopo il ritrovamento, e che non avrebbe mai dimenticato (il “fascino” dei bronzi), pur non ricordando più né la provenienza, né le posture, i materiali, le incrostazioni, etc. Nel 1974, o ’75, ricorda che un giornale pubblicò una delle due facce, ma come pubblicità. “Finché”, conclude, “nel corso del 1981, a un’esposizione della casa d’aste Stotheby’s di Firenze, due amici mi consigliarono di andare a vedere alcune clamorose scoperte archeologiche di cui i giornali non parlavano”.
I Bronzi erano in mostra a Firenze, nei locali del Centro di restauro, dal dicembre 1980. Con un certo successo, dopo che gli italiani li avevano visti riprodotti efficacemente e apprezzati. Su “Newsweek”. Ma la cosa fa parte del divertimento, dell’iconologia che non è una scienza.
Mariottini scoprì le statue in un'mmersone a Ferragosto del 1972. Ci vollero ben più di due anni per sterrarle. Nel 1976 furono affidate ai laboratori di restauro di Firenze, e solo dopo furono visibili, a Firenze dapprima, e poi al Quirinale. Si discusse a lungo se dovevano andare al Museo di Reggio Calabria. Sgarbi non dice l’età, ma una voce accreditata, wikipedia, lo fa nascere nel 1952, vent’anni prima dell'immersione di Mariottini.
Vittorio Sgarbi, L’Italia delle meraviglie, Bompiani, pp. 360, € 20

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