Angela Napoli dice che parecchie battone siedono in Parlamento. Un tempo lo dicevano i deputati, i maschi, ora le donne.
L’onorevole è una delle diciotto, o ventotto, deputate che si erano querelate l’altro anno contro Beppe Grillo che aveva anticipato la notizia delle battone – il comico veramente le aveva dette zoccole, ma non per questo le querele presentate dall’avvocatessa Bongiorno erano andate a buon fine.
"Il Secolo d'Italia", il giornale dell’onorevole Napoli, dice il Parlamento “maschilista”, anzi “il più maschilista d’Europa”. Quella dell’onorevole è una reazione, dunque, un’assunzione di responsabilità. Ma non doveva dire marchettari i suoi colleghi maschi?
L’onorevole denuncia le battone in Parlamento da deputatessa finiana, quindi qualcosa deve sapere – il presidente della Camera saprà bene chi si porta in casa. Ma non dice chi, e questo è male: se la prostituzione è un delitto, qualche procuratore della Repubblica dovrebbe farsi dire i nomi dall’onorevole.
Non hanno protestato le prostitute, che in genere protestano sempre contro chi le critica. Saranno finiane anche loro, napolitane?
Non è da ora che le battone, variamente denominate, vanno alla Camera. Qualcuna anche dichiarata. E tutte, purtroppo, di sinistra. Ma dirsi reciprocamente “troia!” è, si vede, prerogativa della destra.
Si capisce allora che la destra vinca le elezioni: parla il linguaggio della gente.
Ma il problema del Parlamento resta che parla tanto e fa poco o niente. Casi celebri dimostrano che, per eccitarsi, i deputati devono imbottirsi di coca. Il problema è dell’intendenza, che una volta voleva anche le puttane, mentre ora le esclude.
Il presidente Fini non era per la case chiuse regolate? Potrebbe cominciare dalla Camera, previa rigorosa selezione: meglio le lingue esperte che la droga, costano meno, infettano meno.
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