Due memorie di viaggio, nel 1928 e nel 1930, dell’italianista Tuzet allora ventiseienne, invitata dall’Animi, l’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia fondata da Zanotti Bianco e Giuseppe Isnardi, e del giornalista e politico socialista belga Destrées, ministro, ambasciatore prima della guerra a Pietroburgo. Due viaggi senza preconcetti, anche se il “Sud” era già una nozione senza appello, ed entrambi i viaggiatori diffidano del fascismo e della sua propaganda. Nei loro ricordi s’incontra la povertà, ma anche la dignità e la speranza. Con tutte le idiosincrasie dei viaggiatori – Hélène trova Catanzaro abominevole, mentre Destrées due anni dopo dice la città “uno dei luoghi dove l’ospitalità è più completa”.
Il paesaggio è attraente. I costumi delle donne pure. E l’onestà dei propositi – particolarmente apprezzata da Destrées, che proveniva da Napoli. I briganti ci sono, ce n’è la memoria, ma come di criminali – nulla che lasci presagire l’epopea che le istituzioni costruiranno sui loro successori, gli ‘ndranghetisti. Il linguaggio diverso di un mondo a parte, delle maestre, dei bambini, degli anfitrioni occasionali, è accattivante anche se contestabile. Divertente più che risentito nelle sue espressioni estreme: Destrées invita al ristorante per sdebitarsi un gentiluomo di Catanzaro che l’ha colmato di cortesie, ordina specialità e vini pregiati, invia a tavoli di conoscenti, “secondo la consuetudine del luogo”, vini e dolcetti, e al momento del conto lo trova pagato, dal suo ospite – la nota defatigante consuetudine de “il caffè è pagato”.
Hélène Tuzet, Jules Destrées, In Calabria durante il fascismo, Rubbettino, pp. 150, € 7,90
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento