La lettura delle cronache giudiziarie è l’aspetto più deprimente della lettura del giornale. Non le mettessero in prima pagina uno volentieri le salterebbe, meglio perfino la cronaca nera, che di solito viene dopo. In una giornata qualsiasi tocca di leggere almeno una mezza dozzina d’infamie. Il Tribunale di Milano commina l’ergastolo a un diciottenne che ha fatto da palo a un’aggressione finita in un assassinio, e ha ammesso la sua colpa, mentre gli assassini li condanna a diciott’anni, scontabili. Un direttore Rai nominato dal Tar (sì, il Tribunale amministrativo del Lazio nomina i direttore Rai) vuole cacciare il consiglio d’amministrazione. I nuotatori olimpici e mondiali occupano una piscina che la Procura di Roma non finisce da anni di sequestrare, ma ancora non ha detto perché. E poi c’è la berlusconeide. L’incredibile Capaldo insiste che le pale eoliche in Sardegna hanno generato la P 3. I giudici di Palermo fanno sapere che il figlio del mafioso Ciancimino ha dato agli stessi giudici altre carte autografe del padre contro Berlusconi (il padre, invece, come i lettori di questo sito sanno, si era fermato ad accusare Andreotti e il Pci, ma eravamo nel 1995). A Milano l’ennesimo giudice dell’ennesimo processo contro Berlusconi investe la Corte Costituzionale dell’ennesimo caso di legittimo impedimento. Non basta investirla una volta sola? O non potrebbe, uno di questi giudici, condannare infine Berlusconi, e risparmiarci l’afflizione?
Si dice che la giustizia è vittima dei giudici. Del loro misoneismo, dell’autoritarismo, della superficialità, del leguleismo, della loro incapacità di governarsi, insomma della loro incapacità. Ma è demenziale al punto che viene da dubitare dei giudici: impossibile che siano così poveri di spirito. E se invece la giustizia fosse vittima della giudiziaria, delle cronache dei giornali, insomma dei giornali? Perché sono troppe le indicazioni in questo senso. Si sa che le malattie e l’assassinio sempre “tirano”, ma si pensava, fino a qualche tempo fa, che la Rai e i grandi giornali li maneggiassero con prudenza. Vent’anni fa la Rai ci pensava due volte prima di sparare che il tal ministro è un concussore e un ladro. Non per piaggeria, per prudenza. Ora si “spara” di tutto. Anche che, forse, chissà, non si può escludere, potrebbe essere perché no, papa Ratzinger da giovane parroco amò troppo i ragazzi. O da vescovo non punì un pedofilo. O da cardinale coprì i pedofili. E comunque è colpevole di essere papa. Non sul “Grand Hotel”, che peraltro non si pubblica più schiacciato dalla concorrenza, ma su “Repubblica” – la moneta cattiva scaccia la buona? tanto più se queste cronache, invece che "tirare", scoraggiano la lettura del giornale.
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