C’è anche l’invenzione del viaggio, come c’è, è accertata, quella della tradizione: è una specialità inglese, e il comandante in seconda della Royal Navy Elmhirst, naufragato a Bianco di Reggio Calabria nella guerra contro i francesi nel 1809, ne è uno dei primi autori. Il viaggio non è inventato come quelli del Cinque-Seicento, è anzi rispettoso della date e della geografia, è verosimilmente “raccontato”.
L’ufficiale di Marina Elmhirst non scrisse altro, ma quei sei mesi di “prigionia” (spartiva gli alloggi e le mense degli ufficiali francesi di cui era prigioniero) fino al riscatto, i mesi invernali del 1809, furono un’esperienza che evidentemente lo segnò: quella esperienza in un mondo che non avrebbe immaginato, di briganti violenti, di occupanti francesi più violenti dei briganti, e di gente indifesa, ricca e povera, sarà la cosa degna di nota della sua vita.
Il titolo originale era ufficiale, “Occurrences during a six months’ residence in the province of Calabria Ulteriore….”. E i ricordi sono scritti dieci anni dopo, quando Elmhirst era già tenente di vascello o comandante. Sono però dettagliati, al giorno e all’ora, e perciò “inventati”, anche perché talvolta scantonano (ne nomi dei luoghi, nelle coordinate) e insieme in certo senso nostalgici. Il futuro ammiraglio ricorda gente civile, paesini bianchi e puliti, benché poveri, e ospitalità sempre dignitosa e generosa.
Di Rosarno nota che, al centro di una plaga fertilissima e molto coltivata, è ancora un cumulo di macerie, a trent’anni dal terremoto del 1783. La storia pesa sull’attualità. Mentre quella dei Borboni rapidi ricostruttori dopo i terremoti è probabilmente solo un’invenzione.
Philip James Elmhirst, Nella terra dei “selvaggi d’Europa”, Rubbettino, pp.110, €7,90
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