mercoledì 29 settembre 2010

L’antipolitica 140 anni fa

Il ventennio fu allora rovesciato, con la lite nella Destra all’inizio e non alla fine dell’antipolitica, ma per il resto fu lo specchio dei nostri vent’anni: già negli anni 1870-1880 i partiti politici in Italia si eclissarono a favore di maggioranze parlamentari composite e confuse, di destra, di sinistra, e più spesso di destra-sinistra. Con leggi elettorali più o meno analoghe a quelle post-1992. L’elettorato era limitato, prima 600 mila aventi diritto, poi, dal 1882, due milioni, ma l’effetto fu lo stesso: parlamentarismo tanto acceso quanto vuoto, malgoverno. E una gelata dei redditi quale solo questo nostro ventennio poi ha eguagliato. La più grande differenza è che allora si chiamava trasformismo, oggi si pretende una rivoluzione e una Seconda Repubblica.
A giugno del 1886 Giustino Fortunato, rilevando che destra e sinistra “perdettero ogni significato, quel giorno in cui l’unità fu suggellata a Porta Pia e il pareggio dei bilanci proclamato in Parlamento”, da conservatore, sebbene liberale. Ma dopo aver detto con chiarezza: “Non v’ha problema più urgente della ricomposizione de’ partiti politici”. O De Sanctis dieci anni prima, nel giugno 1877: “Oramai siamo giunti a questo, che non sappiamo più cosa è destra e cosa è sinistra, cosa vogliamo e dove andiamo. Ubbidiamo a impressioni momentanee”.
Convenzionalmente, il trasformismo si fa partire dal governo di Depretis, capo della Sinistra storica, che nel 1876 succedette a Minghetti, dopo un quindicennio di governo della Destra storica. Il mondo come gli succedette ricorda la situazione odierna: Depretis formò il governo con la Sinistra e con una parte della Destra, quella che contribuito alla caduta di Minghetti.
Della necessità dei partiti politici fu promotrice allora la Destra, ricorda Fortunato nella stessa occasione: “Fummo in pochi, dieci anni addietro, noi della “Rassegna settimanale”, a richiamare su di esso la pubblica considerazione, e per poco allora non ci si gridò la croce addosso”. La “Rassegna settimanale” riuniva a Firenze Leopoldo Franchetti, Sidney Sonnino, Pasquale Villari, lo stesso Fortunato.

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