La collaborazione di Moravia a “Confluence” Enrico Mannucci, purtroppo per lui, tenta di far diventare “coperta”, mentre era pubblica e nota. “Confluence” non era una rivista clandestina. Ed era una rivista di Harvard, non della Cia, alla quale collaborarono Hannah Arendt, Karl Jaspers, lo storico poi kennedyano Schlesinger, Arthur Miller tra i tanti.
Nel 1957 Adriano Olivetti ne volle una corposa antologia in italiano, oltre cinquecento pagine, intitolata “Totalitarismo e cultura”, per le sue Edizioni di Comunità, a cura di Leo Valiani, con prefazione di Garosci, che fu molto letta. Nella quale c’è anche Moravia, che non vi ha un solo contributo. Il “Corriere della sera” lo limita a uno forse per il titolo, “Communism and art”, pronubo di gossip.
Moravia era invitato a scrivere su “Confluence” come altri scrittori italiani, progressisti ma non comunisti, per esempio Corrado Alvaro, o Enzo Enriques Agnoletti – di cui Enrico Mannucci dovrebbe avere conservato memoria.
Mannucci, sempre lui, trova a Firenze un professore moraviano che dice: “L’articolo americano non figura nelle bibliografie compilate finora. Non ne conoscevo l’esistenza”. Male. Poi lo stesso professore trova che l’articolo era stato già pubblicato da Moravia su “Nuovi Argomenti”. Che non vuole dire nulla. Infine scopre che la redazione kissingeriana, benché più breve di quella italiana, contiene diversi “aforismi” (il testo è in forma di riflessioni brevi, la futura scrittura di frammenti) di elogio dell’arte nell’Urss.
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