“I libici non c’entrano, ce li ha contro perché non li ha”, cioè non li paga: è sprezzante il commento in Unicredit all’assurda crociata dei maggiori giornali contro Alessandro Profumo. Non nuova, periodica. Quella in corso prende a pretesto la presenza dei libici nel capitale, di cui la Banca d’Italia attende come da routine che precisino la consistenza delle quote. Chiedendo che Profumo ne fermi la crescita. Cosa che, evidentemente, non può fare.
Una crociata che finirà come le altre nel nulla, dopo un po’ di malevolenza, e di speculazioni. Le dimissioni di Profumo sono l'ultima cosa che Milano si attende, più facile è che domani Profumo chieda lui agli altri soci della banca presenti in cda che precisino le loro riserve. E tuttavia questa volta c’è di più: la crociata si proietta nell’eterno rimescolamento della finanza milanese, con Bazoli-Intesa in concorrenza con Profumo-Unicredit sulle eterne questioni di Mediobanca e Generali, e quindi di Cesare Geronzi (che peraltro dell'ingresso dei libici nel capitale di Unicredit è stato ed è il promotore).
Profumo non parla. Come i libici. La gente di denaro sa che è inutile parlare. Il vice presidente Farhat Bengdara, rappresentante di uno dei due fondi libici, dirà giovedì che non ha intenzione di crescere nel capitale. Cosa del resto che tutti già sanno. Ma che non fermerà la speculazione, o la fermerà, a prescindere. Il vero conflitto, non dissimulato, è quello scatenato da Bazoli contro Geronzi, di cui Profumo è parafulmine.
La battaglia del “Corriere della sera” di Bazoli è tanto inconsistente quanto arcigna. Mette in campo la Lega, ma nessuno in banca sa nemmeno cos’è la Lega. Né ha altri argomenti, a parte appunto gli inconsapevoli libici, e un articolo della “Sueddeutsche Zeitung”. Ma li agita ogni giorno. Non dice che la “Sueddeutsche” è socialista, quindi nemica di Hvd, la banca acquisita nel 2005 da Profumo, che era un feudo cristiano-sociale. Dà voce alle fondazioni, da sempre indecise se cacciare l'eretuco Profumo, il manager anti-inciucio, o continuare a godersene i dividendi. Senza dire che le fondazioni sono confessionali. E mette il presidente Dieter Rampl, ex Hvb, contro Profumo, mentre i due possono solo stare in piedi insieme. Gli argomenti insomma non ci sono. Ma Bazoli non ha perso nessuna battaglia per il potere, e in trent’anni ne ha scatenate molte. Su Generali Bazoli ha fatto molte mosse che poi si è rimangiate, ma sempre guadagnando un millimetro.
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