Un grattacielo residenziale negli anni Settanta a Londra (il libro è del 1975) diventa una giungla: i residenti imbelviscono. La solita prova geniale di Ballard, che fa vivere piano l’inverosimile, con linguaggio e situazioni ordinari. Seppure concentrazionari - il mondo di Ballard è, tranquillamente, concentrazionario e misogino. Sul tema del degrado urbano, che fa tanta letteratura britannica, dopo di lui la Nobel Dorothy Lessing. Che da noi trova l’equivalente nelle cronache, Corviale, Spinaceto, Le Vele. I sogni dell’architetto stranamore. Oppure Napoli.
Rileggendo “Il condominio” si viene a ogni pagina riportati alla Napoli che ci affligge, i volti, i ragionamenti, l’imperturbabile autodistruzione, dalla televisione. È “la psicopatologia”, dice Ballard, “automaticamente «libera»”. Una “crescente sfida alla realtà delle cose”, che è l’esito di “una nuova tipologia sociale, una personalità fredda e antiemotiva”.
James Graham Ballard, Il condominio
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