Tra battute cretine, diecine d’“imparpagliamenti” del solito Catarella, e l’uso estensivo qui dell’“Orlando Furioso”, che questo sito non può che benedire, continua la vena prodigiosa di Camilleri-Montalbano. Che lo scrittore voleva “uccidere” e invece riproduce al ritmo di uno al mese. Di racconti, e anzi aneddoti, stiracchiati a romanzetti (questa volta resta perplesso pure l’instancabile Salvatore Silvano Nigro che firma il risvolto). Un godimento per il lettore. Una conferma della mediocrità forse del “resto da leggere”, che non c’è. La conferma felice della vena prodiga dello "squasi novantino" scrittore. Che, tra l’altro, a risarcimento delle facili battute (“Mi chiamo Ugo Foscolo”, “Per caso è nato a Zante?”), infligge al lettore non siculo-calabro in questo testo una serie sterminata di dialettismi, al limite dell’idioletto. E quindi la conferma che la letteratura può, con le chiavi false, battere i testi facili e scalare le classifiche?
Andrea Camilleri, Il sorriso di Angelica, Sellerio, pp. 259, € 14
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