Un legal thriller in cui non c’è nessuna trovata legale. Né suspense. Né una vicenda, trecento pagine di niente. Un avvocato cialtrone che la moglie giustamente caccia di casa, personaggi inerti, divagazioni noiose (i racchettoni odiati, il corso anti-alcool, cinque pagine, l’amica grassa, tre pagine, una collega, cinque…), e un errore giudiziario evitato casualmente. Senza che il morto – un bambino! – via abbia alcun rilievo. È il best-seller del Millennio. Per la piattezza? Per complicità – Carofiglio si premura di dirsi comunista, in corsivo?
È la storia di un caso irrisolto, ormai tipico della cronaca giudiziaria. Che a questo punto, se si vende in quaranta edizioni, è quello che piace al pubblico: l’indagine sbagliata. Per la barriera che s’è creata, se non è disprezzo, con gli sbirri e i giudici. Carofiglio, scrittore giudice, potrebbe esserne una riprova.
Gianfranco Carofiglio, Testimone inconsapevole
mercoledì 27 ottobre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento