Maria Teresa Meli scopre che il partito Democratico scheda i giornalisti. Niente a che vedere, precisa, con “certe pratiche della polizia”. Niente vizi sessuali, per dire, abusi di alcol o droghe. “Semplicemente”, dice, dei “rappresentanti della stampa” si specificano “le tendenza politiche”. Una cosa più fastidiosa che pericolosa, e che tuttavia riporta all’antico vizio del Pci, dice la giornalista. E porta a inquadrare le cronache politiche in un’ottica Amico\Nemico, di pregiudizio.
È vero, il vizio è vecchio, da Terza Internazionale. Ma ne ha sempre le perversioni, seppure alleviate dai vaccini intanto intercorsi, prima e dopo la caduta del Muro. L’ottica Amico\Nemico è viva e perversa, e non innocua come dice Meli, per almeno due motivi. Uno è che non si parla con certi giornalisti e anzi si considerano nemici a priori. Non c’è vera informazione, e anzi non c’è dialettica con l’informazione, ma solo degli ordini dati, a cui i cronisti si devono conformare – e a cui evidentemente si conformano, almeno una parte di essi, gli “amici”. I cronisti si devono conformare, e anche i giornali: Maria Tersa Meli questa notizia per tanti aspetti interessanti non l’ha potuta dare sul suo giornale, il “Corriere della sera”, ma sul supplemento femminile “Io Donna”, e non in un articolo, che avrebbe meritato, ma in un a rubrichino perduta tra le fruscianti pubblicità.
Il secondo motivo è che le informazioni (ma sono veri dossier) del Partito vengono da altri giornalisti. Dai compagni cioè di lavoro. Non si tratta della normale attività di un ufficio stampa, che parla volentieri con alcuni giornalisti e con altri no, ma della raccolta sistematica di odiose informazioni. Una raccolta non organizzata, ciò comporterebbe una struttura e un costo, e tuttavia automatica, per un riflesso condizionato che è un imprinting. Di cui non si può non vedere l’anomalia, per non dire la miseria morale.
C’è da aggiungere che con i Nemici il Partito era nel vecchio sistema spietato: non solo non ci aveva scambio, ma li isolava e li annichiliva. Cosa che naturalmente non si può imputare al buon Bersani, ma che tuttavia continua ad avvenire, alla Rai e nei grandi giornali. Inoltre si è Nemici spesso senza volerlo, il sistema è ancora autoreferente, come il vecchio Partito: i Nemici sono imprevedibili – magari uno è colpevole di aver fatto una volta un’intervista a Veltroni, oppure a D’Alema. Per Stalin erano nemici soprattutto i socialisti, mentre i capitalisti, e a lungo i nazisti, furono utili e affidabili – uno schema che, addolcito dai vaccini, sembra dominare questa Seconda Repubblica: meglio Bossi e Dini di Bertinotti, meglio Fini di Vendola.
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