Dunque, i carabinieri fanno irruzione in massa al “Giornale”. Non è la solita perquisizione di uno-due militi, quali solitamente vengono mandati nei giornali a chiedere i documenti. Il “Giornale” è da tempo intercettato, dal giudice napoletano Woodcok e da altra Procura, senza alcuna notizia di reato. Le intercettazioni di Woodcock vengono fornite illegalmente ad alcuni giornali, “il Fatto”, “il Manifesto”. Woodcock allarga l’inchiesta “senza oggetto”, mettendoci dentro Confalonieri, in attesa di poter citare Berlusconi, e fornendone adeguata documentazioni ad alcuni giornali. Senza che nessuna istituzione abbia nulla da dire, ormai al terzo giorno. Solo il presidente della Camera: il gentiluomo Fini fa sapere di avere espresso la sua solidarietà alla Marcegaglia contro le immonde campagne del “Giornale”.
Feltri perfido ne approfitta. Mettendo a nudo in un colpo solo tutti gli scheletri nell’armadio dei Marcegaglia. Ma documentandoli non con gli articoli del suo giornale, che non ci sono, bensì con quelli dei giornali che oggi fanno scandalo insieme con la Procura napoletana: “Espresso”, “Repubblica”, “Corriere della sera”, “Stampa”, “Fatto”, “l’Unità”. Un fatto che mette a nudo anche, purtroppo, “l’impossibilità di essere a sinistra”, come recita una recente romanza, per chi, ancora, vorrebbe esserlo. Popolata com’è, e non da ora, dalla “rivoluzione del 1992”, da sinistri figuri: profittatori, maneggioni, reduci dell’ancien régime, avventurieri, e i salomoni della questione morale, che si tengono cinici per mano. È la tessitura sordida della Seconda Repubblica, che in questa vicenda emerge in due aspetti terrificanti.
L’impareggiabile Woodcok, chiome al vento (questa volta ci ha risparmiato la Harley Davidson), si diverte, felice di essere tornato alla sua Napoli dall’esilio a Potenza. A lui paghiamo per questo un lauto stipendio. Senza scandalo, a Napoli usa: un lavoro senza faticare. Ma senza che il suo compaesano e “superiore” presidente Napolitano abbia alcunché da dire, lui che da qualche tempo parla ogni giorno, e anche due volte al giorno. A un giudice che intercetta i giornali senza nessuna fattispecie di reato, fa perdere per questo un sacco di tempo a tanti pur solerti carabinieri, e le intercettazioni taglia e diffonde a suo piacimento. Roba da Banana Republic, un altro Dos Passos si troverebbe surclassato da tanta strafottenza.
Poi c’è la Marcegaglia, cioè la Repubblica retta sul ricatto. La quale è di destra. Ma non osando sfidare De Benedetti, Bazoli, Elkann, gli editori dei giornali che hanno montato vari dossier contro di lei, ha fatto il salto della quaglia. Un’idea anche semplice. Consigliata probabilmente dal solerte Arpisella, nome ed elocuzione partenopei, è andata dal giudice a dirsi “coartata”. Non da “Repubblica”, che la sospetta di avere 17 conti segreti all’estero, ma dal “Giornale”. Un’idea geniale anzi, da cui la navigata giovane può ora sperare di avere mercé dagli editori che l’hanno attaccata, e magari dai giudici che ne indagano la contabilità. Arpisella del resto non è l’ultimo venuto, anche se finge nelle telefonate di essere un po’ incapace: è lui che in quindici anni di attività ha “creato” la Marcegaglia presidente di Confindustria, giovane benché non lo sia più, e illibata, s’intende in affari, benché non possa esserlo.
La genialità si estende alla correzione del giorno dopo, con l’intervista al “Corriere della sera” a un Cazzullo prono, in cui l’ex giovane della Confindustria dice che, beh, tutto sommato, non le sembra una grande cosa. Cosa, l’assedio al “Giornale”? Che uno ora, da sinistra, è l’ultimo oltraggio, si trova a dover difendere.
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