Ritorna la discussione su cosa è destra e cosa e sinistra. A sinistra, com’è d’uso. Risentita, perché ogni intellettuale è risentito. Inutile quindi. Ma fastidiosa, perché devia l’attenzione da cosa veramente importa. Ora il problema è l’onore, se è di destra, come lo è, e non anche di sinistra, come lo è, nelle lettere, perlomeno, dei condannati a morte della Resistenza. Il “Corriere della sera” opina, con Franco Cordelli, che l’onore è di Petrarca, del suo “vir bonus”…
Si teorizza insomma poco, e ancora ideologicamente. Mentre Destra e Sinistra hanno una componente storica, locale, nazionale fortissima. Tale da cambiarne i connotati ideali. La Destra storica cominciò a declinare nel 1866, fino a essere soppiantata dieci anni più tardi dalla Sinistra. Che aveva unicamente pulsioni conservatrici. Andata al potere con una parte dei voti della Destra, specie meridionali, la Sinistra si stabilizzò all’insegna del clientelismo, arrivando a raccogliere tutti i voti del Meridione. Col clientelismo e poi con la corruzione, senza alcun disegno innovatore o riformatore, se non a favore di gruppi d’interesse borghesi – d’interessi per le speculazioni finanziarie, i dazi, le ferrovie. Mentre le Destra guardava con molta attenzione e anzi con invidia ai Socialisti della cattedra tedeschi.
Nell’articolo “La cultura politica”, pubblicato dalla rivista “Diritto” il 3 giugno 1877, De Sanctis scriveva: “Oramai siamo giunti a questo, che non sappiamo più cosa è destra e cosa è sinistra, cosa vogliamo e dove andiamo”. Per l’antipolitica che allora si era insediata in Parlamento, grazie alla debolezza della Destra e all’avventurismo della Sinistra. La “Rassegna Settimanale”, il periodico politico liberale allora di maggior fortuna, faceva campagna per un ritorno alla politica, ai partiti politici. Ma ancora dieci anni dopo Giustino Fortunato riteneva questo ancora “il problema più urgente,… la ricomposizione dei partiti politici”
Nello stesso intervento (un discorso il 6 giugno 1886 in Basilicata, ora in “Scritti politici”, De Donato, pp. 174-76) Fortunato spiega: “Le antiche designazione di Destra e di Sinistra… perdettero ogni significato quel giorno in cui l’unità fu suggellata a Porta Pia e i pareggio dei bilanci proclamato in Parlamento… Gli umori e le tendenze, che già distinsero l’una e l’altra, furono varie e diverse da regione a regione; ed oggi, nella stessa regione, è difficile s’indovini quel che davvero s’intenda, o si vorrebbe sottintendere, per Destra e per Sinistra: né è raro, quaggiù specialmente, che i più puri conservatori si dicano e si proclamino tuttora di Sinistra, tanta è fra noi la confusione delle idee e delle parole”.
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