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Computer– Cancella facile e senza tracce. Apre le dighe alla “saggistica a briglia sciola” (Gadda)? Non è l’orgoglio del dattiloscritto pulito, per dire delle idee chiare: ripulisce tutto, anche l’immondizia. È un caso d’innovazione che ci peggiora?
Pensa anche rapido.
Critica – È la narrazione dell’emozione estetica. È la chiave dell’estetica. E, almeno in parte, dell’emozione stessa.
Vent’anni fa, nel 1992, Asor Rosa decretava la fine della letteratura italiana. Nel 1993 Walter Pedullà decretata la fine dell’ironia – di chi? Che malattia è? Deve avere un nome in psichiatria.
Dante – Resta vivo per l’impegno politico, e per l’esistenza travagliata. Ma era soprattutto un tecnico della poesia,della parola, uno scienziato che studiava e sperimentava senza requie.
È l’applicazione che tiene vivi, flânerie e dilettantismo, per quanto si nobilitino nel rifiuto della passione, aiutano solo a trasmigrare senza lasciare traccia.
Dialetto – È il modo d’essere, del singolo, o del singolo nel gruppo naturale. L’espressione immediata, come la famiglia è il gruppo sociale primario, naturale.
Struttura la personalità. Anche quando il linguaggio si adatta, la lingua rimane quella. Un milanese non potrà realmente parlare romano. Gadda ci riesce perché legge il dialetto per quello che è. È sensibile viaggiatore, che sente le differenze – la cerimoniosità dà la tara di quanto poco a suo agio si trovasse tra i pettegolezzi e il provincialismo dell’approdo letterario. Al contrario di Pasolini o Parise, che usano il dialetto e le costruzioni dialettali a scopi neo realistici - per “andare verso il popolo”, direbbe Moravia.
Fourier – È perso, come Sade, nel fascino della classificazione dei piaceri. Dopo l’estenuazione di una vita sensuale libera, cioè poco o punto complessata, rimane solo da godere la vertigine dei numeri, della moltiplicazione e ordinazione dei fatti? Può esserci alla radice l’origine meridionale, l’im-amoralità? O non è una passione che s’innesta alla rivoluzione? Attorno alla quale sia Fourier che Sade gravitano: la rivoluzione ordinatrice. E ordinatrice esaustiva (definitiva), totalizzante, poiché la sua natura è il dominio del reale.
Gadda – Milano vuole far credere che Gadda amasse la sua città. Grande soggetto, questo: perché Gadda rifiutava con violenza la sua Milano?
Inspiegabile anche che, venendo da via Simpliciano, ignorasse Agostino. Agostino, tra l’altro, che doveva essergli simpatico come autore. Gadda è un blocco di rimozioni. O forse soltanto un Autore-vecchia-maniera, tipo il notaio o il farmacista che solo vive per la poesia.
È viaggiatore. L’unico viaggiatore autentico, curioso, disponibile, del Novecento (il suo “nipotino” Arbasino si colloca, con Alvaro, tra i cosmopoliti, europei che scrivono in italiano). Aperto, al contrario di D’Annunzio e Malaparte, i cui esterni sono in realtà degli interni, parigini per opportunismo di carriera – imitati da Calvino, eh sì. O di Moravia e Pasolini, che sono turisti, non interessati e nemmeno informati.
Gerghi – Perché si moltiplicano? Il gergo è il linguaggio della paura, una forma di difesa. E anche dell’odio - del risentimento: dei ladri, dei refoulés, dei martiri, degli snob. Della sterilità.
Giallo – Filosoficamente è scettico. O è dogmatico? È scettico perché è razionalista (ndizi, movente, castigo).
Deve avere la conclusione più varia, sorprendente. Ma come genere è il più deterministico. Quello alla Agatha Christie, deduttivo, lo è per definizione. Gli altri lo sono per convenienza: conviene dire tutto ai lettori, e con chiarezza, servirli e non costringerli a servirsi.
Illuminismo – È caduto sotto il sospetto del totalitarismo e dello scientismo. Perché? L’illuminismo, lo dice il nome e lo dice anche Kant, è solo il metodo della libertà, cioè della verità.
La chiacchiera più sciolta della storia del pensiero umano, la più gratificante. Contradittoria sintesi di velleità oscurantiste. Arguta però. Talvolta. Da parte di chi non ci credeva: Diderot, l’uomo che si spezzava ma non si (s)piegava.
È l’anti-Machiavelli. Machiavelli a uso del re di Prussia. Che era efficiente ma fino a un certo punto, essendo limitato. E con quel titolo nobilitava la sua povera geometria militare.
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Immagine - Dal bene all’immagine del bene, dalla prostituta alla pin-up. L’immagine erotizza la società (modelle e modelli, fotografi, stampatori, distributori, giornali, libri, video, mostre, sfilate, pubblicità, marketing e promozione, estetica, massaggi, fitness, dietetica, abbigliamento, cosmesi…) ma la raffredda. Un bel corpo era il riposo del guerriero, il riposo del funzionario è l’immagine di un corpo, imbellito.
È un pausa fredda della realtà, levigata, ritoccata, inventata? Sì, inventata più che fredda. È uno stimolo creativo: anche l’immagine più casuale o volgare un progetto. Beh, come ogni espressione.
Al cinema non ha dissolto la letteratura ma l’ha rilanciata (diffusa, rimontata). In tv invece sì: su tutto prevale l’accelerazione, la moltiplicazione, e ogni contatto dev’essere insignificante – la significanza si raggiunge solo attraverso l’iterazione: ogni gesto della partita di calcio, drammatico e banale, ripetitivo, dall’arbitro che fischia al fallo, la punizione, il cartellino giallo o rosso, e l’evento, il goal, dev’essere ripetuto molte volte.
La tv stravolge ritmi e trame al narratore, poiché tutto anticipa: è difficile lavorare sulla fantasia. Può però recuperare con l’indicibile delle passioni, un Ersatz, o forse no, che il bombardamento ottico non riesce ad annullare.
Il problema è la critica, che si muove anch’essa al ritmo della tv, mordi e fuggi. E non c’è letteratura senza la critica – che ne è il racconto.
Rivoluzione – Chi fa le rivoluzioni? Secondo Daint-Simon i “legisti” e i “metafisici”. I filosofi.
Ma “la più rivoluzionari”, dice Fanny Hill, “è la donna di piacere”.
Romanticismo – Individualsta, ribelle, fantasioso, esoterico? È l’ultima incarnazione del mito femminile, la più recente. Non delle donne ma di quel femminile che gli uomini fantasmizzano: idealista, cavalleresco, idilliaco, bizzarro. Che non è un fenomeno legato al sesso ma alla personalità – il sesso è un’azione, non una riflessione. Esprime uno stato di confusione, più che un voler essere. È anche uno stadio della vita, che solitamente si ferma all’adolescenza, quello dell’incertezza e del disagio, e quindi della rivolta. Una rivolta permalosa, istintiva, che può non portare ad altro se non a più romanticismo.
Silenzio – “Il silenzio è il linguaggio delle forti passioni”, Leopardi. Tacere è in realtà parlare: dice che non si vuole parlare. È anch’esso parola, anche in senso giuridico: il silenzio-assenso, il silenzio delle Decretali, eccetera.
Tedesco – È legato alla Riforma, che in Germania è più che un fatto storico: dai mistici (Mechtilde di Magdeburgo, Taulero) a Lutero, ai pietisti, allo Stift di Tubinga (Schelling, Hölderlin, Hegel), e a Nietzsche e Heidegger, pure loro. Più che evolvere, si moltiplica. Da qui anche il penchant per l’inafferrabile, l’indistinto, come di ogni fenomeno meccanico che gira su se stesso.
I Minnesänger, Grimmelshausen, Schiller, Goethe, fanno lingua a parte.
letterautore@antiit.eu
venerdì 8 ottobre 2010
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